Un vero dono di Dio:
Padre Vincenzo Zucca o.f.m.

Elisabetta Nardi

Il giorno 4 giugno 2009, ricorrenza della morte di Padre Vincenzo Zucca ofm, alla fine della celebrazione liturgica officiata da Padre Ferdinando Campana e Padre Samuele Salvatori, è stato presentato un pieghevole che riporta il testo dell'omelia funebre in ricordo del fraticello che visse per più di 63 anni a Pollenza.

Il pieghevole contiene anche una preghiera, che ha l'approvazione ecclesiastica concessa dal vescovo Mons. Claudio Giuliodori, da recitare per chiedere grazie per intercessione del "santo" fraticello. Riportiamo di seguito come Padre Ferdinando Campana, Provinciale dei Frati Minori, ricorda Padre Vincenzo nell’omelia funebre celebrata il 6 giugno dello scorso anno:

"Il Signore ha preso per mano il suo servo fedele P. Vincenzo Zucca e lo ha condotto con sé nel Regno dei cieli. Dopo una lunga giornata terrena, dopo aver speso la sua vita per il suo Signore e per la sua gente, P. Vincenzo ha potuto sperimentare l’ultima grazia del servo buono e fedele: l’entrata nella gioia del suo Signore. I suoi occhi si sono chiusi alla luce di questo mondo per aprirsi a quella dell’eternità mercoledì 4 giugno 2008, alle ore 10.45, presso l’Infermeria Provinciale dei Frati Minori delle Marche di Grottammare (AP).

Era nato P. Vincenzo in Arcevia (AN) il 5 aprile 1913, da Sante e Simonetti Antonia. Apparteneva ad una famiglia già particolarmente legata ai Frati Minori, infatti uno zio era francescano e musicista, P. Giovanni Zucca ed un fratello, P. Francesco aveva già iniziato il cammino verso la vita religiosa e sacerdotale. Con il fratello P. Francesco, P. Vincenzo manterrà sempre un legame particolare di venerazione, di stima, di affetto, di ammirazione, per le sue spiccate doti di sensibilità spirituale, di passione missionaria, di guida amorevole e sapiente delle anime.

Entrò P. Vincenzo nel Seminario di Sassoferrato (AN), nel 1925-1928, dove compì gli studi di scuola media. Vestì l’abito francescano l’8 settembre 1928 e trascorse l’anno di noviziato a Mombaroccio (PU), nel Santuario del Beato Sante, concludendolo con la professione semplice il 9 settembre 1929. Proseguì gli studi ginnasiali a Matelica (MC), nel 1929-1931, quelli liceali a Monteprandone (AP), negli anni 1931-1933, e quelli teologici a Zara in Croazia (1933-1937). Emise la professione solenne dei voti a Zara, il 20 maggio 1934 e fu ordinato sacerdote, sempre a Zara, il 28 giugno 1936.

P.Vincenzo Zucca nel Convento del SS. Crocifisso di Treia (MC)

Trascorse i primi cinque anni di ministero sacerdotale (1937-1942) a Mombaroccio, dove aveva trascorso l’anno di Noviziato, come Vicario e Santuarista e fu poi mandato a Pollenza (MC), dove praticamente ha trascorso tutto il resto della sua vita (1942-2005), salvo questi ultimi tre anni, in cui era degente presso l’Infermeria Provinciale di Grottammare. Dal 1996, però la sua fraternità ufficiale era quella di Treia, da dove ricopriva l’incarico di delegato per la Chiesa ed il Convento di Pollenza. Una vita, dunque, per il Convento di S. Maria del Trebbio di Pollenza. Una vita d’amore, di generosità, di sacrificio, di testimonianza e di bontà senza limiti, non tanto e non solo per un piccolo luogo e ambiente particolari, ma semplicemente per quella gente e per quella porzione del Regno di Dio che il Signore e l’obbedienza gli avevano affidato.

Tutti conosciamo la vita e la figura di P. Vincenzo: esile e fragile apparentemente ed esteriormente, quanto tenace e forte interiormente, nel profondo dell’intimo del cuore. Noi che siamo stati con lui, che lo abbiamo visto e conosciuto da vicino, abbiamo potuto godere della sua bontà: siamo stati davanti ad un capolavoro della grazia di Dio.

Tutti, dico tutti, abbiamo potuto ammirare un uomo di Dio e tutto di Dio. Un uomo capace di pregare e di far diventare la preghiera come una cosa naturale, legata alla vita come il respiro e il battito del cuore. Un uomo capace di spendere la sua vita per la gente, di donarsi, di correre da ogni parte per confessare ore ed ore e per celebrare la messa; pronto ad ascoltare tutto e tutti, dimenticando e sopportando fatiche e sacrifici, di giorno e di notte.

Tutti lo ricorderete percorrere a piedi, e anche più colte al giorno, il tratto di strada che va dal Convento del Trebbio a Pollenza, per andare a confessare o a dire la messa, in Parrocchia o presso le Clarisse o qualche Istituto di suore o presso l’Ospedale e il ricovero, e, nei tempi passati, andare per la cerca del grano o della legna, passare a benedire case e visitare ammalati, accompagnare morti o consolare afflitti. E sempre, sempre con quella semplicità e bontà, con quel sorriso da bambino, limpido e puro, con quella tonaca usata e acciaccata, corta e scolorita, perché impregnata del sapore della fatica quotidiana della carità e del sudore dell’amore, della passione insonne della vita sacerdotale e della vocazione e missione francescana.

Vorrei sintetizzare la vita di questo regalo di Dio al nostro tempo e alla nostra vita con tre tratti, che credo siano davvero i più caratteristici di P. Vincenzo.

Innanzitutto la sua bontà e semplicità. Penso facilmente al “curato di campagna”, a questa categoria di persone che è tanto rara quanto preziosa. Nei suoi occhi, nel suo sguardo, nei suoi gesti e nel suo modo di vivere, potevi sentirti addosso l’amore di Dio, la sua paternità e bontà, la sua semplicità, perché Dio, lo sappiano non è complicato, non è sofisticato. Tutti, credo davvero tutti noi, abbiamo imparato la bontà e l’amore di Dio dal volto e dalla vita di P. Vincenzo. Se c’è da dire e mostrare a qualcuno quant’è buono Dio, se c’è da pensare a che cosa sarà il paradiso, se si dovesse dire ad una creatura che bisogna essere buoni, buoni davvero, ecco, basta parlare e ricordare P. Vincenzo: lì c’è l’esempio, il manifesto, lo stampo dell’amore, della bontà e semplicità, della bellezza e della grazia dell’amore del buon Dio, di quel Dio che frati e sacerdoti come lui avevano incontrato e testimoniato con quella naturalezza e con quella indiscussa e indiscutibile fedeltà, che nessuno avrebbe mai potuto mettere in discussione.

Vorrei, poi, sottolineare la sua testimonianza di padre spirituale e di sacerdote. Quante confessioni avrà ascoltato in questi 90 anni di vita, quante messe avrà celebrato, quante chiese avrà frequentato!

A Pollenza era di casa dappertutto, ma anche a Casette Verdini e Sforzacosta, a Colbuccaro e Corridonia, a Macerata e Villa Potenza, a Treia e Forano, a Passo di Treia e S. Severino. Dovunque, quando c’era una festa o un funerale, quando qualche sacerdote e parroco chiedeva per le confessioni, P. Vincenzo correva, con il confratello P. Lino o a piedi, per distribuire la grazia di Dio a tutti. Rimarrà per sempre impressa nei nostri ricordi la sua figura esile, la sua statura piccola, il suo incedere veloce eppure calmo e sereno, il suo “cupolino” di lana in testa, il suo gesticolare affabile e familiare, la sua parola forte e incisiva nelle omelie, la sua disponibilità instancabile ad ascoltare e perdonare, il suo affetto immenso per il fratello P. Francesco e la sua amicizia e condivisione totale di vita con P. Lino, la sua povertà assoluta e tenace, la sua generosità disarmante e senza limiti, il suo abito francescano liso, scolorito e rattoppato, il suo sorriso sincero che inteneriva e conquistava il cuore. Incontrarlo era per tutti una ventata di aria fresca, un bagno di grazia e di pace.

P.Vincenzo Zucca e P. Lino Tartarelli, nel Convento di Santa Maria delle Grazie (Trebbio di Pollenza).

Anche quando in questi ultimi anni la sua mente era a volte smarrita, la sua salute precaria, continuava imperterrito e invincibile a venire al Trebbio, per celebrare e confessare: ed era più il suo carattere forte e la sua tempra invincibile che parlava piuttosto che le sue parole, i suoi gesti di fede e di amore che conquistavano, il suo sorriso e la sua bontà che disarmavano.

Infine, desidero ricordare il suo amore la sua bontà con i frati e per i frati. Per sempre nella nostra vita rimarrà impresso e indelebile il quadretto dell’amore, dell’amicizia e della comunione fraterna di P. Vincenzo e P. Lino. Due frati francescani e due sacerdoti legati insieme da un unico ideale, due uomini di Dio con la stessa passione, con lo stesso spirito, con lo stesso cuore.

Questi uomini diversi per temperamento e per costituzione fisica, sono stati uniti da un amore fraterno ammirevole, commovente, stupefacente. Quando arrivava l’uno, ecco che dietro veniva l’altro. Insieme nella Cinquecento o nella Panda, insieme a confessare e a celebrare, insieme a mangiare o a non mangiare, a riposarsi o a ricominciare... No, non dimenticheremo mai l’amore e la comunione fraterna di questi due frati, che hanno amato la gente e i frati fino all’inverosimile, che hanno speso la loro vita senza riconoscimenti e gratificazioni, senza prezzo e ricompense terrene. Questi due uomini hanno custodito insieme per tanti anni i frati anziani e infermi: hanno retto con la loro forza fisica, morale e spirituale un ritmo di vita impressionante, hanno trasmesso ai fratelli la bontà, la generosità, la verità della carità e della vita segnata dalla grazia e della fede.

Consegneremo per sempre questo tesoro a Pollenza. P. Vincenzo rimarrà per sempre qui, nel cimitero di questo paese, per essere custodito come un tesoro prezioso, come una perla di grande valore ed una testimonianza indimenticabile per tutti. Ogni giorno, quando un anziano o un giovane vorrà andare ancora a trovare l’amico e il padre, egli sarà là, vicino al suo Convento e alla sua Chiesa, per dire ancora una parola e trasmettere ancora una testimonianza di vita, di fede e di amore.

Penso a voi, genitori, soprattutto. Se un giorno i vostri figli vi chiederanno un consiglio per la loro vita, se vorranno avere una speranza quando tutto potrà sembrare difficile, se vi chiederanno di raccontare loro una storia bella e felice, una storia vera, allora potrete andare al cimitero, avvicinarvi alla cappella dei frati, mostrare loro la foto di P. Vincenzo e raccontare loro la vita di un uomo che aveva un sorriso meraviglioso, che sapeva ascoltare la voce della gente, di tutta la gente, che pregava ogni giorno il buon Dio per tutti, che aveva una tonaca scolorita marrone ed un cuore limpido e puro da bambino, che ha amato con un cuore tanto grande, un uomo semplice e povero, un uomo libero e forte, un uomo senza finzioni e ipocrisie, senza misure e senza tempo, un uomo vero, vero per sempre: P. Vincenzo!

"Signore, ho bisogno di aiuto, ho bisogno di Te.
Ascoltami, stammi vicino, non mi lasciare nella solitudine e nella tristezza.
Ti chiedo di dare a me e alle persone care le grazie di cui abbiamo bisogno,
secondo la tua volontà e per il bene.
Tu hai manifestato la tua bontà, attraverso la vita e la testimonianza di P. Vincenzo:
Che la sua vita fedele a Te e la sua morte serena,
la sua carità instancabile e la sua gioia di seguirti e di servirti,
come sacerdote e francescano,
continuino a portare frutti in mezzo a noi e ci sostengano per essere fedeli a Te
ed amarti con tutto il nostro cuore."

con approvazione ecclesiastica.

Il prossimo 13 giugno, il parroco Don Roberto Angelucci terrà, in occasione della festa di Sant’Antonio da Padova, un’altra celebrazione liturgica per ricordare il fraticello che lo ha sempre aiutato nel servizio pastorale. Prossimamente, inoltre è prevista la pubblicazione, ad opera dei Frati Minori delle Marche, delle oltre 200 testimonianze raccolte dall’insegnante Elisabetta Nardi. Ed ora dal cielo i pollentini aspettano che Padre Vincenzo faccia ancora sentire la sua protezione sul paese e sulla gente che tanto amò.

Nota: Per trasmettere testimonianze sulla vita di P. Vincenzo e per eventuali grazie ricevute, si prega di fare riferimento a:
P. Guardiano Santuario SS. Crocifisso 62010 TREIA (MC) Tel. 0733.216848; Fax 0733.218357
ss.crocifisso@email.it


E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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Manrico Marinozzi

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