Una piccola chiave d'oro...

Poesia-Preghiera di Giovanni Bigazzi s.j.

Questa poesia, che ha consolato tanti sofferenti, fu inviata da P. Giovanni Bigazzi s.j.
pochi giorni prima di morire ad un amico gravemente infermo.

Il mio penare è una chiavina d'oro...
piccola, ma che m'apre un gran tesoro.
E' croce, ma è la croce di Gesù:
quando l'abbraccio non la sento più.

Non ho contato i giorni del dolore,
so che Gesù li ha scritti tutti nel suo cuore.
Vivo momento per momento, e allora
il giorno passa come fosse un'ora.

Mi han detto che, guardata dal di là,
la vita tutta un attimo parrà.
Passa la vita, vigilia di festa...
muore la morte... il Paradiso resta.

Due stille ancora dell'amaro pianto,
e di vittoria poi l'eterno canto.

P. Giovanni Bigazzi s.j. (1877 - 1938)

Breve biografia di P. Giovanni Bigazzi s.j.

Il P. Giovanni Battista Bigazzi nacque a Certignano, frazione di Castelfranco di Sopra, nel Valdarno Superiore (Arezzo), il 12 luglio 1877. Dalla madre Elvira Neroni, di antica famiglia, derivò quella squisita religiosità che lo ha sempre contraddistinto. Dal padre Luigi, modesto possidente, tempra di cristiano autentico, trasse quella mite austerità del costume e del dovere, che ne plasmò un'anima tutta d'un pezzo per amore alla religione, alla virtù, al sacrificio.

Sesto di nove figli, ebbe in famiglia e nelle scuole del paese la prima formazione. A sedici anni entrò, il 10 settembre 1893, a Castelgandolfo, in provincia di Roma, nel Noviziato della Compagnia di Gesù. Compiti gli studi filosofici e teologici alla Pontificia Università Gregoriana, ordinato sacerdote e terminato il terzo anno di probazione a Firenze, venne in seguito nominato Rettore al Collegio di Strada in Casentino (Arezzo), dove rimase per sei anni. Fu poi Rettore (per altri sei anni) al Pontificio Collegio Pio Latino Americano.

Il 5 dicembre 1924, dopo una breve parentesi al Collegio di Strada, fu inviato al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni (Frosinone), prima come prefetto degli studi e professore, poi come padre spirituale. Dal 1928 sino alla morte, avvenuta dopo penosissima malattia, appartenne alla Comunità del Gesù di Roma, quale Redattore capo del Messaggero del Sacro Cuore, nella Direzione Nazionale dell'Apostolato della Preghiera.

Dappertutto, tra i giovani studenti e i devoti del Sacro Cuore, profuse i tesori nascosti della sua bontà, del suo ingegno, del suo cuore, e dei suoi edificanti esempi. Tutti, confratelli ed esterni, superiori e inferiori, grandi e piccoli, lo ritennero unanimemente un vero santo.

Un ingenuo candore vivo gli traspariva dallo sguardo purissimo, dal sorriso affabile e buono, dal contegno modesto, riservato, argutamente amabile. Per i bambini ebbe tenerezze e attrattive paterne.
A favore dei poveri e dei peccatori nutriva un affetto costante di compassionevole carità, che gli suggeriva argomenti e "tattiche" che risultavano indimenticabili. Chi ascoltò i suoi fervorosi discorsi, chi fece sotto la sua guida gli Esercizi Spirituali, chi pose la propria coscienza nelle sue mani, chi lo vide all'altare nella celebrazione della S. Messa, ne riportò impressioni che restavano impresse nelle loro anime.
Fu uomo di intensa vita interiore, di orazione profonda, di fine e delicatissima spiritualità. Lavoratore assiduo, scrisse alcune biografie, commenti ai Vangeli per le domeniche e le feste, molti articoli religiosi e poesie sacre o ispirate alla vita familiare, vere miniature di soave gentilezza.

Nessuno si meravigliò quando poco dopo la sua morte corse fama di varie grazie attribuite alla sua intercessione. La poesia-preghiera che qui riportiamo venne via via spontaneamente inserita in molti libri di preghiera (non sempre indicando l'autore). Il messaggio contenuto nei suoi versi conserva quella perenne attualità che deriva dalle eterne verità che comunica, eco fedele del Vangelo che giorno per giorno era oggetto della sua preghiera contemplativa.


Riflessioni sulla sofferenza

«Quando siete nati ho segnato sulla pergamena della vostra vita anche la sofferenza. Ora te ne spiego il valore. Più vi avvicinate a Me, più le vostre sofferenze verranno valorizzate e trasformate in splendida luce. E quando arriverete al Mio cospetto vedrete ai piedi del trono dello Spirito Santo l’eterna bellezza e il valore intramontabile delle vostre sofferenze. Là Io le rivelerò e, unite ai Miei meriti, darò loro un miracoloso valore che immergerà tutte le anime in un’estasi beata.
Ricordi le decalcomanie con cui ti piaceva tanto giocare da bambina? Dovevi inumidirle, sfregarle un po’ e subito apparivano paesaggi, principi, dragoni e tante altre cose in splendidi colori. Il Mio insegnamento è per le anime innocenti ed impulsive cui appartiene il Cielo. Appartiene a coloro che mi ascoltano stupiti, e Mi credono. Lasciate che i miei semplici insegnamenti si imprimano nelle vostre anime di fanciulli. A loro appartiene il mio Regno!».

[Messaggio attribuito a Gesù da una madre di famiglia ungherese]


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