"La vetta" versi di Arturo Graf, storico e poeta |
"La vetta" -- S.Edith Stein -- Egidio Ridolfo s.j. -- Arturo Graf: cenni biografici
Avanti ! pochi altri passi
La vetta è là, tutta sgombra,
Anima inquieta e stanca,
Voi, cui travaglia ed opprime |
"Le anime sono custodite gelosamente |
"Il cielo, non sempre privo di nubi, diventerà azzurro" - S.Edith Stein
"Non penserà che io abbia dimenticato lei e il suo grande desiderio. Sono sicura che il cielo, non sempre privo di nubi, diventerà azzurro.
Con le nostre debolezze e mancanze, siamo persone che educano se stesse con la buona volontà, vivendo assieme ad altre, ma non senza dolore da entrambe le parti.
Lei certamente sa che senza dolore nessun uomo può maturare e progredire nel suo cammino interiore. Da questa legge non si possono esentare neppure coloro che si amano sopra tutte le cose.
in una foto del 1926 |
Un amore forte e soprannaturale dirà 'Sì' anche a questo, e ciò per assicurare se stessi di poter superare tempeste piccole e grandi.
Un caro saluto di tutto cuore. Sua Edith Stein".
Altri testi di S.Edith Stein
"Il nostro agire in mezzo agli altri sarà efficace e benedetto da Dio solo se non cederemo nemmeno di un centimetro il sicuro terreno della nostra fede, e seguiremo la nostra coscienza senza lasciarci influenzare dal rispetto umano".
"Il Signore è presente nel tabernacolo come Dio e come uomo. Non si trova là per sé, ma per noi, poiché ama stare vicino ai figli degli uomini, e inoltre sa che, a causa della nostra natura, abbiamo bisogno della sua presenza. Di conseguenza una persona che pensa e sente normalmente si sente attratta da lui, e sta davanti al tabernacolo più a lungo e più spesso che può".
"Il pane di vita che ci è quotidianamente necessario per crescere nella vita eterna rende la nostra volontà uno strumento docile della volontà divina, instaura in noi il regno di Dio e ci dà labbra e cuore puri per glorificare il suo santo nome.
Il solo itinerario di Bellezza e di Vita eterna - Egidio Ridolfo s.j.
La nostra esistenza terrena è un "Itinerario della mente verso Dio" (Itinerarium mentis in Deum), secondo l'espressione di San Bonaventura. Bellezza, intelligenza, profondità intuitiva, armonia, libertà, sono i "contrassegni" di ogni creatura uscita dalle mani di Dio, ma sono anche i "segni" della Sua presenza in noi e intorno a noi. Dio è nostra origine e nostro fine: è a Lui infatti che ogni creatura deve ritornare, nobilitata di quanto nel suo cammino ha vissuto, se avrà fatto un uso corretto uso di quella stessa libertà.
La Fede dona "occhi nuovi" e mantiene quella bellezza e "trasparenza" dello sguardo che è propria dei bambini e di tanti giovani, segno di una "giovinezza interiore" che, all'inverso delle leggi biologiche, si mantiene e anzi si accresce col passare del tempo, grazie a quella incessante "trasfusione di vita" che sono i Sacramenti, specie l'Eucaristia.
Non è un percorso facile, è una vera "salita" ("ascesi") "per mezzo agli sterpi e ai sassi", come esprime Arturo Graf nei suoi versi, riecheggiando il Vangelo. Quando percorriamo un difficile sentiero di montagna, sperimentiamo come man mano che procediamo nel salire il nostro orizzonte si allarga, la prospettiva cambia...
Questo ha un analogo a livello psicologico e spirituale: perdono importanza tante cose e avvenimenti cui tenevamo tanto, o che ci hanno fatto soffrire, mentre si coglie l'importanza di altri eventi - e valori - cui a stento ponevamo attenzione o che ignoravamo del tutto. Allora ci sentiamo progressivamente più liberi e "leggeri", mentre vediamo avvicinarsi - citando ancora i versi di Graf - "la vetta ... tutta sgombra, tutta serena nel sole".
Il poeta conclude: "Ponete mente: riposo non è se non sulle cime". Le difficoltà dunque continueranno, ci saranno altri "sterpi" e "sassi" da superare ed evitare, ma ci dà forza la parola di Gesù: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli" (Matteo 5, 11-12). Nella "Casa del Padre" Gesù ci assicura di aver "preparato un posto" per ognuno di noi.
Per questo S.Giuseppe Moscati, lui che come medico sapeva così bene curare i corpi, insisteva nell'affermare che l'essenziale resta la "salute spirituale". La salute del corpo infatti, per bene che vada, ha una durata forzatamente limitata, mentre quella dello spirito si proietta e ci introduce nell'eternità. Una verità che non riguarda solo i Santi ma ognuno di noi che crediamo in Cristo, che "scommettiamo la nostra vita" per Lui.
Arturo Graf - Cenni biografici
[da http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Graf ]
Arturo Graf nasce ad Atene nel 1848, da padre tedesco e madre italiana, e nel 1851 si trasferisce a Trieste con la famiglia. Nel 1863 frequenta il liceo a Napoli. Segue poi le lezioni di Francesco De Sanctis ma si iscrive a giurisprudenza e si laurea in Legge nel 1870. Alcuni anni dopo inizia approfonditi studi sul medioevo, con particolare attenzione ai suoi aspetti simbolici.
Nel 1875 ottiene la libera docenza in Letteratura italiana, insegnando all’Università di Roma e l’anno dopo in quella di Torino, fino al 1907. Pubblica le opere in versi Medusa (1880), Dopo il tramonto (1890) e Rime della selva, che rispecchiano la sua graduale conversione al razionalismo positivistico e dove si trova un primo accenno di simbolismo cristiano.
Le dolorose vicende familiari di questo periodo lo avvicinano alla religione, e nel 1906 il poeta scrive l'opera Per una fede, il Saggio sul "Santo" di A.Fogazzaro, gli aforismi e le parabole di Ecce Homo (1908). Il riscatto - il suo unico romanzo - rimane uno degli elaborati più caratteristici dello spiritualismo del primo '900, dove viene rappresentata, anche con riferimenti autobiografici, la contrapposizione fra la legge dell'ereditarietà, nella quale necessariamente ogni avvenimento deve essere determinato da quello che lo precede, e la volontà individuale intenta a liberarsi dei legami e a fuggire.
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