Santa Scorese:
"Ho solo ventitre anni..."

Joachim Bouflet
[Traduzione di Egidio Ridolfo s.j.]

Nell’auto che la conduce a tutta velocità all’ospedale, Santa mormora più di una volta: "Ho solamente ventitre anni… non posso morire così!". Suo cognato e suo zio, vicino a lei, la rassicurano: i medici riusciranno a salvarla in poco tempo! In un momento d’angoscia lei grida: "Aiutatemi, non riesco più a respirare!" Ma presto ritrova il respiro e così si calma. Si raggiunge infine l’ospedale, il Policlinico di Bari. L’équipe medica è stata preavvertita e si occupano subito di questa ragazza ancora giovane per condurla al blocco operatorio.

Solo il padre di Santa è stato autorizzata ad accompagnarla in Sala Operatoria. Sua madre attende, rammenta, i ricordi le affollano la mente. Non è forse inquietante, in una circostanza zimile, in questo momento preciso, veder riemergere il passato?

Santa Scorese (a sinistra) a 13 anni,
in una foto con la sorella Rosa Maria.

Dalla più tenera infanzia, Santa è una creatura "solare", come dicono i suoi amici. E’ estroversa, aperta a quanto di bello le offre il suo tempo, sempre gioiosa… salvo da qualche mese… con questo ragazzo che la segue, si fa trovare dappertutto: questa insistenza è dapprima fastidiosa, poi angosciante. Angoscia che si è cambiata in timore quando ha cominciato a infilare biglietti sotto i tergicristalli della sua macchina, sotto la porta dell’appartamento dove abita coi genitori. Quando ha preso a moltiplicare le chiamate telefoniche, a volte incoerenti, altre minacciose.

I genitori, la sorella più grande e il cognato, gli amici, tutti si sono mobilizzati per non lasciarla mai sola, dopo che la polizia ha confessato la propria impotenza: che fare contro un giovane squilibrato, ma che non s’è mai reso colpevole di alcun delitto? Il padre di Santa, da molti anni agente di Pubblica Sicurezza al Commissariato di Bari, comprende il comportamento dei suoi colleghi. Eppure… ma non c’è niente da fare.

Santa ha sempre avuto molto "carattere", una volontà di ferro. Già da bambina, non cedeva mai quando pensava di aver ragione. Decisa, intelligente e viva, ha imparato a dominare questa profonda forza che aveva dentro per metterla al servizio dei suoi studi, poi delle sue aspirazioni. E' stata, durante tutto l’arco scolastico, un’ottima allieva, appassionata per lo studio, fedele nell’amicizia, sempre disponibile agli altri.

"Estroversa e dinamica, stabilisce con gli altri delle relazioni serene, affettuose. Capace d’iniziativa, partecipa a tutte le attività scolastiche in modo responsabile."

E’ il giudizio dei docenti alla fine del liceo classico. Iniziò poi gli studi di Medicina con altrettanto entusiasmo.

Amava la musica, i libri, gli incontri con gli amici, le discussioni. Era un’adolescente che viveva in pieno le problematiche del suo tempo, sensibile e affettuosa e altrettanto determinata, intransigente sui principi. Una ragazza seria e allo stesso tempo attraente, allegra, fiduciosa, ma lucida e indipendente.

"Capisco che ho una mia propria storia personale, e che con me Dio ha i suoi propri ritmi: è questo che costituisce il bello nell’avventura della vita."

Chiesa del Redentore a Bari, officiata dai Salesiani. Era la parrocchia frequentata da Santa finché la famiglia non si trasferì a Palo del Colle.

Dio ha nella sua vita il primo posto, prima della famiglia, prima degli amici. Ha ereditato dai genitori una fede solida, serena, che si è sviluppata nella sua parrocchia tenuta dai Salesiani, che si nutre di letture, della meditazione del Vangelo, che si fortifica nella Messa e nella Comunione quotidiana.

E' seguita dal saggio parroco, Don Rosario Adamo, che - quando viene trasferito in un'altra città della Puglia - scambia con lei una corrispondenza regolare. Partecipa alle attività della parrocchia, s'interessa a tutto ciò che concerce la religione, ha voluto conoscere il movimento Comunione e Liberazione, le opere di Madre Teresa, della quale ha aiutato le suore residenti a Bari, s'è impegnata particolarmente col movimento dei Focolari, partecipando alle varie riunioni e raduni. Ma è attratta soprattutto dalle Missionarie dell'Immacolata - P.Kolbe, tanto che pensa seriamente a diventare una di loro.

Alcuni dei suoi amici la capiscono, altri no. Poco le importa, Santa non vuole donarsi a Dio a metà, il giudizio degli altri le importa fino a un certo punto. Dopo la sua consacrazione alla Madonna, nel 1983, lei segue risoluta il suo cammino.

Tutti sono colpiti dalla coerenza della sua vita e del suo pensiero, dalle sue certezze, umili ma molto ferme, dalla sua inalterabile convinzione di essere amata da Dio, di dover rispondere a questo amore amando i suoi fratelli, servendoli attraverso il suo impegno di volontaria alla Croce Rossa, con la disponibilità ad ogni istante verso i più deboli e i poveri, con il "servizio della verità": non teme di parlare di Dio anche negli ambienti più ostili, più chiusi, e lo fa con semplicità ma con convinzione.

E' lontano il tempo quando, adolescente, conosceva i primi "patemi d'amore", quando leggeva Il piccolo Principe o il Diario di Anna Frank, quando si appassionava per la fotografia. Continua a scrivere a lungo, ma in modo più profondo, spirituale. Continua a ridere con i suoi amici e organizza degli incontri e delle feste, che sono anche occasione per parlare di Dio, per incontrare Dio.

Certo a partire dal 1987-88 tutto in lei denota una interiorità più profonda e consapevole. Quest'anno è stato ha costituito per lei una svolta, ha approfondito la spiritualità delle Missionarie dell'Immacolata, si è data più da fare per i poveri.

"L'importante, al di là di tutto, è amare, ma amare per Lui e solamente per Lui. L'Amore non conosce confini né etichette, è l'Amore, e questo basta. Questo Amore così infuocato che penetra in te e ti spinge a comunicare il suo ardore a quelli che vivono a te vicino. Senza dubbio è questo per me un momento particolare di grazia, ma io sento che ancora una volta devo sforzarmi ad amare, a ricominciare proprio col morire a me stessa. Sono sicura che Maria è stata sempre piena di Dio perché ha sempre amato, perché si è annientata in Lui e ha vissuto solamente per l'amore di Lui. Allora io posso sforzarmi di essere una piccola Maria, ben certa che lei mi accompagna come Madre e amica.

Santa Scorese (al centro della foto)
durante un pellegrinaggio a Spello (Perugia).

Santa ha comunicato ai suoi genitori la sua intenzione di entrare dalle "Missionarie dell'Immacolata - P.Kolbe". Pianti e tensioni. Discussioni dolorose… Malgrado la sua sofferenza però resta serena, perché si sa chiamata da Dio. I suoi amici e le Missionarie le consigliano di restare ancora con i suoi genitori e terminare il suo anno di università: la separazione sarà in queste condizioni meno dolorosa. Santa accetta… potrà così almeno continuare a occuparsi dei suoi poveri, pregare, e col tempo spera di indurre i suoi genitori ad accettare il sacrificio.

La Signora Scorese ora ricorda tutto questo e prega, mentre sua figlia è in Sala Operatoria. Ripensa come tre anni prima comparve l'altro: un ragazzo bruno e magro, ben vestito, che l'attese all'uscita della cattedrale di Bari e si mise subito a seguirla. Che iniziò subito ad incalzarla, a farle proposte e indirizzarle frasi sconnesse.

Santa però non rallenta per questo il ritmo della sua formazione in pedagogia, in modo da poter utilizzare al meglio il tempo che la separa dal suo ingresso tra le Missionarie dell'Immacolata. Ogni mattina il padre la lascia davanti la cattedrale, lei partecipa alla Messa e fa la Comunione, poi si reca all'Università.

Il 6 febbraio 1989, quando ha appena lasciato il Centro delle Missionarie, viene aggredita fisicamente da quel giovane: è la prima volta, ed è proprio nel giorno del suo compleanno. Santa grida, ma nessuno la sente, si dibatte e riesce a sfuggirgli. Torna subito dalle Missionarie e racconta tutto a Carmencita, la sua migliore amica. Non trova conforto invece dai genitori, troppo chiusi nel loro dolore di sentire la figlia distaccarsi da loro. E' sola, terribilmente sola.

Prega, si abbandona al Signore. I genitori comprendono la necessità di accompagnarla ogni volta che esce. Anche i suoi amici si mobilitano, tanto più che le aggressioni verbali si moltiplicano. Poiché in questa situazione non può più recarsi dalle Missionarie ogni volta che lo desidera, si dedica di più alle opere della sua parrocchia. Lì certamente rischia di meno.

Ma è una vera persecuzione quella che si scatena, contro la quale non può far nulla. Tutta la sua esistenza ne è sconvolta. Trova respiro solo quando si allontana da Bari per un ritiro spirituale dalle Missionarie, o quando partecipa a un pellegrinaggio ad Assisi organizzato dalla parrocchia. Il matrimonio della sorella Rosa Maria, poi la partenza da Bari di alcune Missionarie che le erano molto amiche, tra cui Carmencita Picaro, accentuano la sua sofferenza. Santa si sente sola, sostenuta unicamente da Dio e dalla Vergine Maria.

Intanto continua ad essere seguita, braccata, aggredita verbalmente da quello che lei chiama ormai solo "il folle". La famiglia denuncia i fatti, ma invano. Tutti si fanno solidali per proteggere questa giovane donna. Ma malgrado la tensione nervosa e l'angoscia, Santa approfondisce il senso della sua vocazione, né tralascia di pregare e di diradare la pratica dei Sacramenti, e continua il suo impegno in parrocchia.

Santa Scorese in una foto elaborata da
Mario De Filippis

La sera del 15 marzo 1991, Santa è andata a visitare una famiglia povera che da tempo aiutava. Si serve della sua auto e i suoi genitori non si preoccupano, certi che qualche amico la riaccompagnerà a casa.

E' già buio. Rientrando nel cortile dell'immobile dove abitava, Santa parcheggia la sua piccola auto e suona al citofono. Dal suo appartamento il padre preme il pulsante per aprire il portone. Niente… Poi un grido. Si precipita al balcone e vede, sul marciapiede, che sua figlia è aggredita dal folle. Scende di corsa le scale e si getta sull'aggressore, che continua a colpire Santa con un coltello gridando: "Lascia che l'uccida, poi mi ucciderò anch'io!"

Di lì a qualche minuto tutte le finestre si illuminano, i vicini arrivano in fretta. Santa è a terra, coperta di sangue. Nella confusione generale, il folle riesce a svignarsela. Ma l'urgenza è di soccorrere la ragazza. Si telefona all'ospedale, ma non ci sono ambulanze disponibili. Allora il cognato e lo zio, accorsi, decidono di portarla in auto al Pronto Soccorso. Le ferite non sembrano comunque troppo gravi.

Ma in Sala Operatoria si costata invece la gravità delle lesioni, in particolare ai polmoni. I medici decidono di operarla, in un tentativo estremo di salvarla. Ma nel giro di pochi minuti Santa cessa di vivere, malgrado i massaggi cardiaci.

Eppure ha avuto, entrando in Sala Operatoria, la forza di rispondere alla sorella Rosa Maria che le ricordava la "loro" preghiera alla Madonna: i suoi occhi si sono illuminati, ha sorriso, ha pronunciato parole di perdono per il suo assassino.

Il crimine provocò viva emozione a Bari e in tutta la regione. Alle esequie accorse una grande folla, tra cui tanti membri dei Focolari, delle Missionarie dell'Immacolata-P.Kolbe, di Comunione e Liberazione, oltre naturalmente a tutti i suoi amici che volevano dare un ultimo omaggio a Santa Scorese, nella quale tutti avevano riconosciuto una autentica testimone di Cristo.

La sua fama di santità non ha cessato allora di diffondersi, e la sua causa di beatificazione è stata introdotta nel 1999.


Nota: Testo tratto dal volume: Joachim Bouflet, Le primtemps de Dieu - Les saints de la génération Jean-Paul II, CLD Editions, 2005, pp.461-467].


E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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