Don Ludovico Rota: il primo a comprendere
Santa Scorese come dono di santità
per il nostro tempo

Carmencita Picaro

[Testo adattato da: Carmencita Picaro, Anche sul mare volano le aquile, II Ediz.,
Edizioni dell’Immacolata, 2004, pp.123-132.]

"Che cos’è la santità?"

Domenica 5 Aprile 1998 la Chiesa (su impulso della Diocesi di Bari) ha avviato il "Processo per la beatificazione della giovane Santa Scorese" e sta "interrogando la sua vita" per coglierne i segni e il significato della sua santità.

Terminato già l’iter per il Processo Diocesano (Il 7 Settembre 1999), ora tutti i documenti sono stati inviati alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.

Mi sembra opportuno qui ricordare quanto scrisse il compianto Giovanni Paolo II in risposta alla domanda: "Che cos’è la santità?"

"Se si potesse raccogliere
tutta la luce del sole in un uomo,
costui brillerebbe di abbagliante splendore.

Ma chi può dire la bellezza dell’anima di colui nel quale Dio abita?

Il Santo è la felice collaborazione
dell’uomo e di Dio,
artefice di ogni bellezza. […]

Signore, non ho che una vita
per realizzare tutto questo!"

[Giovanni Paolo II]

"Un programma di vita". Il pensiero di Giovanni Paolo II

Nella Novo millennio ineunte Giovanni Paolo II, invitando a "ripartire da Cristo", sollecita tutti ad un "nuovo slancio della vita cristiana (n°29 cap.3), additando alcune priorità pastorali. Scrive:

"In primo luogo, non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quello della Santità (n°30). […] Occorre allora riscoprire, in tutto il suo valore programmatico, il capitolo V° della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, dedicata alla "vocazione universale alla santità".

Se i Padri conciliari diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per conferire una sorta di tocco spirituale all’ecclesiologia, ma piuttosto per farne emergere una dinamica intrinseca e qualificante. La riscoperta della Chiesa come "mistero", ossia come popolo "adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Lumen Gentium 4), non poteva non comportare anche la riscoperta della sua "santità", intesa nel senso fondamentale dell’appartenenza a Colui è che per antonomasia il Santo, il "tre volte Santo" (cfr Isaia 6,3). […]

Porre la programmazione pastorale nel segno della santità (31) è una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio, attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di una religiosità minimalista e di una religiosità superficiale. […] Significa porre il radicalismo del discorso della Montagna: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48).

Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato, come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo ad alcuni "geni" della santità. Le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno […]."

P.Luigi Faccenda, francescano conventuale, fondatore delle "Missionarie dell'Immacolata - P.Kolbe".

P.Luigi Faccenda e la "vocazione alla santità" di Santa Scorese

Giovanni Paolo II conclude: "E’ ora di riproporre a tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. […] I percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone."

Alla luce di quanto indica Giovanni Paolo II, possiamo dire che ogni persona che "nasce in Cristo è un "Santo che bussa alla porta della storia"!"

Di questo era più che convinto P.Luigi Faccenda (1) quando il 17 maggio 1987, scrivendo a Santa così le diceva:

"Santa di nome, tu devi esserlo anche in concreto, per cui ti ricordo: preghiera, meditazione, apostolato, amore. Il tuo cuore per Dio. La tua purezza per le anime."

Santa Scorese ha cercato di aderire a questo invito in un percorso fatto di luci, di ombre, di cadute e di riprese, di fallimenti e di vittorie… Il mistero Pasquale ha dispiegato anche in lei la sua forza, l'ha resa capace di vivere in modo straordinario il ritmo della vita ordinaria, orientando a Dio tutta la propria esistenza: scelte quotidiane, pensieri, gesti, affetti…

Il Signore l’ha spinta a non vivere solo per se stessa, ma ad essere in qualche modo sale e lievito… Come seme che muore ogni giorno… dimentico sempre più di sé, anche lei ha "consumato la sua storia quotidiana" nella gioia e speranza della "messe che verrà"!

Che la piccola luce della vita di Santa possa un giorno essere posta sul "moggio della Chiesa", perché faccia luce e possa incoraggiare tanti altri alla "misura alta della vita cristiana". Lo auspichiamo. Ma ciò che sarà è nelle mani di Dio, e Lui - che ha iniziato l’opera - come sempre la porterà a termine, secondo i suoi disegni d’amore.

A noi, a me, ora è dato solo di toccare con mano le meraviglie di Dio nell’oggi, e innalzare un cantico di gratitudine per quanto mi ha donato anche in Santa!

L’imprevisto ruolo di Don Ludovico Rota

Per compiere i suoi "disegni" il Signore agisce nei modi più imprevisti… E del tutto inatteso fu infatti l’arrivo e il ruolo di Don Ludovico Rota. Come si è avviato infatti il processo canonico per una possibile beatificazione? Da dove è partito? Quali i primi passi fatti per questo grande lavoro di ricerca?

Mi sembra quanto mai interessante condividere, anche se solo in parte, i passaggi che hanno avviato, tra gioia e sofferenza, questa meravigliosa avventura… che sta già facendo crescere la conoscenza di Santa Scorese non solo in Italia ma anche all’estero, in Europa e… "oltreoceano"!

Ero rimasta quanto mai sorpresa quando, il 25 maggio 1993, ricevetti da Roma una lettera di Don Ludovico Rota, (a quel tempo postulatore delle cause dei Santi), nella quale,tra l’altro scriveva:

Don Ludovico Rota

"Mi pare che il gesto finale di Santa non possa essere letto solo come cronaca nera, ma come testimonianza suprema di fedeltà a Gesù. Aveva detto a Don Tino Lucariello (2): ‘Qualunque cosa mi succedesse, sappia che intendo dire il mio sì a Gesù’. Lei che cosa ne dice? […] Io – continuava nella lettera Don Ludovico – mi sto muovendo perché si tenga vivo il buon esempio e si veda se non sia il caso di portarlo alla Chiesa…"

A questa sua proposta avevo dato seguito con una mia lettera (16 giugno 1993) nella quale, con non poco imbarazzo, avevo espresso tutti i miei timori riguardo alla mia possibilità di dargli una mano… a causa del fatto che non sapevo come "individuare in Santa i segni della Santità", poiché – dicevo - "non mi intendo molto di "canonizzazioni" né conosco "codici che delineino quali siano le prerogative o i parametri di valutazione che la madre Chiesa adotta per certe definizioni."

Temevo tra l’altro anche di non essere abbastanza obbiettiva a causa della profonda amicizia che mi legava a Santa… e aggiunsi perciò che non avrei voluto forzarne la figura…

Rimettendomi però nell’obbedienza ai miei superiori, che mi hanno sollecitato a mettere in luce quel tanto di conoscenza che avevo di lei e del suo cammino spirituale, che il Signore mi aveva concesso di curare, aggiunsi che mi disponevo a collaborare in quella rettitudine che rende vero ogni segno ecclesiale e che era propria anche di Santa.

Tutto questo costrinse in qualche modo Don Ludovico Rota a delinearmi (8 agosto 1993) i "segni di una santità":

"Capisco le difficoltà… Mi permetto: la santità non è la perfezione. Questa è più degli atti, della osservanza. La santità è il cuore che aderisce a Dio, e Dio alla sua anima. Se dovessimo canonizzare dei perfetti, nessuno salirebbe gli Altari.

Nel caso di Santa Scorese, ho notato il suo diuturno sforzo alla perfezione. Ci sono lacune, debolezze, lamenti. Ecco l’uomo. Questo contesto, questo humus la rende come tutti, le impone lavoro, preghiera, impegno. Ma poi anche la sua umiltà, la fiducia nella Misericordia.

In Santa ci sono queste cose belle. Le assicuro che ho visto santi diventare nervosi. Inoltre c’è una affermazione di un Sacerdote di Bari che afferma: "Poco prima del fatto di sangue, Santa mi disse: ‘Se mi succedesse qualcosa di tragico, sappia che intendo dire il mio sì a Gesù’ (3).

Dunque - continua Don Ludovico - la morte di Santa si può leggere anche in chiave di martirio. Non è solo cronaca nera e turpe. E martirio non è tanto morire per la purezza, ma per Gesù (4). Aggiungo che la volontà non necessariamente deve esserci lì per lì, basta quella abituale purchè non ritrattata.

Che cosa manca al martirio di Santa? Nulla. Semmai lodiamo Dio che fa i suoi Santi come e dove vuole. […] La Santità è dono e opera di Dio, non virtù dell’uomo."


Le "indagini" di Don Ludovico

E’ interessante ricordare che queste lettere erano l’eco di "indagini" personali che Don Ludovico aveva avviato recandosi personalmente a Bari e a Palo del Colle, incontrando persone che avevano conosciuto Santa Scorese, valutando situazioni, riferendone in via riservata alla Curia Vescovile di Bari.

Più volte aveva anche incontrato i genitori di Santa, ma presentandosi a loro semplicemente come un sacerdote che, essendo stato colpito dalla vicenda, voleva conoscere in modo più approfondito quanto riguardava la loro figlia, così precocemente e in modo violento strappata al loro affetto.

I genitori lo accolsero benevolmente e gli fornirono ogni informazione richiesta, mostrandogli anche gli oggetti personali di Santa, i suoi libri, tutto quello che la riguardava e che era stato lasciato nella sua camera così come quando Santa ne uscì l’ultima volta quel 16 marzo del 1991, non prevedendo certo di non dovervi più tornare e che era giunto per lei il momento in cui il Signore voleva "portarla su ali d’aquila" fino al Suo Regno.

Ogni tanto Don Ludovico celebrava nella chiesetta – allora una struttura provvisoria – dello Spirito Santo, la parrocchia di Santa, e così un giorno i genitori, partecipando ad una sua Messa, appresero con grande stupore che la Diocesi di Bari aveva deciso di avviare il processo diocesano come prima tappa per un auspicato iter di beatificazione…

Era stato infatti Don Ludovico Rota a persuadere l’allora Arcivescovo di Bari Mons. Magrassi che la vicenda di Santa Scorese era un dono di Dio per la Diocesi e andava quindi valorizzato, appunto avviando un processo diocesano, da trasmettere poi alla Congregazione per la Causa dei Santi.
[Nota di Egidio Ridolfo s.j.].


Queste incisive, se pur brevi, precisazioni di Don Ludovico (deceduto il 3 marzo 1998) mi hanno dato una nuova visione delle cose… una diversa chiave di lettura di ciò che ha "vissuto Santa" e che Dio mi ha concesso di condividere con lei, in tutti gli anni in cui Lui stesso ha permesso "l’accompagnassi verso di Lui."

Don Rota, dopo le prime ricerche, sentendo ormai prossima la fine della sua vita, parlò del "caso Santa" a Sua Ecc. Mons. Magrassi, allora Arcivescovo di Bari. Questi istituì la commissione diocesana, ed diede a Don Vito Bitetto, quale Postulatore Generale, l’incarico di procedere al Processo Diocesano, e poi di seguire il successivo lavoro presso la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.

Si è dato così il via a sistematiche ricerche di testimoni, a interrogatori, alla redazione di verbali, a verifiche e controverifiche… un lavoro complesso secondo la prassi canonica, per cercare la "verità di una vita che ha tentato di cercare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta se stessa." Si è costatato come Santa Scorese sia stata da Dio "esaminata nel fuoco dell’amore e della prova…" E come ne sia uscita fedele fino a morire…

Non sappiamo se la sua vita "salirà agli altari", ma non temo di dire che comunque Santa resterà come segno luminoso di quell’Amore di Dio che è capace di attrarre col Suo fascino uomini e donne anche del nostro tempo. Santa è già, a suo modo, una piccola stella accesa nel cielo buio di questa nostra storia…

Ha concluso il suo cammino a soli 23 anni… un tempo che può sembrare breve, ma sappiamo bene che la maturità nella santità non dipende dagli anni. Tutta una schiera di giovani santi e sante (S.Stanislao Kostka, S.Elisabetta d’Ungheria, per fare solo due nomi celebri) mostra come quel che conta è il dono di Dio accolto e fatto crescere senza riserve.

Per Santa il tempo della "mietitura" è arrivato presto, perché aveva presto e bene seminato, donando tutta se stessa. La sua "piccola esistenza" era perciò da Dio già matura, e l’ha coronata con la "grazia del martirio"!

SANTI… per vocazione!

"Vivranno per sé soltanto?
Saranno il sale, il lievito?

Il mistero della Pasqua dispiegherà
la sua forza nella loro vita…

Il seme muore e dà frutto,
dimentico di se stesso,
nella gioia di credere alla messe
…..che verrà."

[Inno della Commissione Francofona Cistercense]

Santa Scorese in una foto fatta in occasione
del pellegrinaggio al santuario mariano di Lourdes.

La spiritualità di Santa Scorese

Ora, ripensando alla sua storia, possiamo dire che Santa ha vissuto in una spiritualità tutta sua, tipica però dei giovani di oggi, con caratteristiche che mi piace riassumere così:

- Spiritualità del pellegrino fatta in un pellegrinaggio verso l’interiorità;

- Spiritualità della tenda… in cui "dimorare con Gesù…" e con lui progredire in un andare sempre più in profondità, nella conoscenza del mistero di Dio e di se stessi;

- Spiritualità dell’Incarnazione, fatta di testa, di cuore, di carne, di vita imbevuta in Dio e capace di "sporcarsi le mani" e mai l’anima, per lavorare per i fratelli e tra i fratelli;

- Spiritualità della piccolezza, del saper gustare e vivere le piccole cose quotidiane… la vita ordinaria ma con una qualità straordinaria, fatta di adesione a Gesù;

- Spiritualità dell’abbandono… a Dio Padre, alla scuola di Gesù;

- Spiritualità del Magnificat dove, con Maria e come Lei, si canta la gioia dell’appartenenza a Dio che "ha fatto in noi e nella storia grandi cose".

- Spiritualità della Verità: in cui, illuminati dalla Parola di Gesù, si impara a vederla in ogni cosa e a viverla senza compromessi.

- Spiritualità della purezza. Purezza di corpo, certo, ma che deriva da quella di pensiero, di rapporti, di coscienza, di giudizi.

- Spiritualità del dono nelle piccole vicende di ogni giorno.

- Spiritualità della Speranza, nella fiducia che la fatica di oggi prepara il solco per una messe che certamente verrà domani.

- Spiritualità dell’amare: amare totalmente, come Dio Ama, fino a morire per l’Amato!


Note:
1.
Fondatore delle "Missionarie dell'Immacolata – P.Kolbe.
2.
Suo confessore e riferimento spirituale in quest’ultimo periodo.
3.
Questo Santa lo aveva detto anche a me tempo prima.
4.
Il termine "martirio" – che deriva dal greco – significa propriamente "testimonianza".


E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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