Santa Scorese: L'aggressione del 15 marzo 1991 Carmencita Picaro |
Testo tratto dalla biografia scritta da Carmencita Picaro: "Anche sul mare volano le aquile", Ediz. Missionarie dell'Immacolata - Padre Kolbe,
Bologna 1999, pp.9-13.
Quella sera Santa, sentendosi al sicuro perché era uscita con la macchina, ritenne inutile che l’accompagnassero. "Al più - disse ai suoi amici ironizzando un po' - male che vada, chi posso incontrare a quest'ora: C.?!".
Sì, proprio C. avrebbe incontrato! Favorito dal buio, l’aspettava nascosto dietro ad una colonna del palazzo dove Santa abitava.
Superato il cancello automatico, Santa parcheggia a pochi metri da casa; si avvia verso il portone riesce (ma non si sa con sicurezza se sia stata proprio lei) a suonare il campanello… ed una violenta pugnalata la colpisce alle spalle.
[dipinto di Marc Chagall] |
Al suono del citofono suo padre chiede chi sia ma, non ricevendo risposta, si affaccia al balcone e da lì vede sua figlia distesa a terra, ricoperta dal corpo di C. che, col pugnale, tenta di completare l'opera iniziata, ferendola al viso e alla gola.
Un urlo squarcia il silenzio. "Scendo di corsa le scale - dice papà Piero - e mi avvento su C. nella speranza di salvare mia figlia... Ma lui, stretto fra le mie mani, grida: "Lasciami, lasciami finire, che dopo devo uccidermi io!"
Gridavo verso Piero - racconta Angela, la madre di Santa, dicendo di lasciar perdere quel ragazzo per aiutare Santa, che più volte aveva invocato con forza il mio nome: "Mamma, mamma!" Forse lei voleva rassicurarmi, dirmi qualcosa, ma io corsi in casa e chiamai il 113 perché mandassero un’ ambulanza. Qualcuno intanto telefonava a mia figlia Rosa Maria e a suo marito."
"Avevo ricevuto - ricorda Mario, il marito di Rosa Maria - la telefonata, e senza dire nulla a mia moglie, per non spaventarla dato che in quel tempo allattava Simonetta, la nostra primogenita, ero sceso in garage a prendere la macchina, ma una seconda telefonata aveva messo anche Rosa Maria a conoscenza del fatto, per cui me la vidi alla porta con la bimba in braccio, pronta a venire con me.
Raggiungemmo in fretta il cortile dei miei suoceri. Circondata da alcune persone, vedemmo Santa supina per terra, con il volto sporco di sangue. Decisi in fretta di portarla io in ospedale; chiesi a zio Dino di accompagnarmi, distesi il sedile anteriore e vi posi Santa.
A dire il vero, non immaginavo quanto gravi fossero le sue ferite... Non sapevo neppure che fosse ferita alle spalle, dato che era ben protetta da una pesante giacca di montone. Le stringevo la mano, che diventava sempre più fredda e meno tenace. Correvamo, dovevamo farcela! Palo del Colle dista da Bari solo quindici chilornetri, ma quella notte quei quindici chilometri non finivano mai. Sono stati i più lunghi che io abbia mai fatto.
Lei era lucida, perfettamente cosciente. Mi riconosceva, parlava. La cosa che più ripeteva era: "Ho solo 23 anni, non posso morire così!". Questa frase ha segnato i miei ricordi, perché nascondeva tutta la sua voglia di vivere e di vivere pienamente... Io la incoraggiavo, dicendole che presto tutto sarebbe stato solo un brutto ricordo. Ma, ripeto, non vedevo la gravità della sua situazione. Arrivati al Pronto Soccorso, però, le ferite che non si vedevano sono risultate più gravi di quanto si potesse immaginare..."
"Noi - racconta la mamma di Santa - siamo arrivati all’ospedale poco dopo di loro. Io e Rosa Maria siamo rimaste fuori ad attendere, mentre i medici hanno fatto entrare Piero".
"Sono stato io a vederla per ultimo - dice il padre di Santa - Stavano stilando il referto medico... Santa mi disse: "Papà, chiama Don Tino" [Don Tino Lucariello, il suo confessore]. Avevo visto ormai quali erano le sue condizioni e corsi subito a telefonare. In realtà, però, la telefonata la fece Rosa Maria. Don Tino arrivò alcuni minuti dopo, ma non ebbe la possibilità di parlare con lei".
"Sì - conferma Rosa Maria - telefonai al sacerdote, poiché avevo intuito che cosa stava per succedere, anche se non lo ammettevo e non volevo accettarlo. Dopo mi precipitai dove stavano suturando Santa... la vidi però passare sulla barella, la stavano portando in rianimazione.
Le chiesi di pregare… ricordo ancora il suo sguardo, gli occhi aperti, era cosciente, per quel che poteva ancora in quel momento, Lei mi guardò con occhi attenti ed invocanti... Quello è stato l'attimo di maggior comunione tra noi due... e la portarono via".
La ferita che aveva ricevuto alle spalle le aveva reciso la vena polmonare. Rimase in vita finché non le praticarono una teracotomia (apertura del torace). Tre volte la rianimarono con un massaggio cardiaco intraoperatorio "col cuore in mano" e tre volte riprese il tono cardiaco... dopo non ce l’ha più fatta, perché non c’era più sangue in circolo in quel giovane corpo.
Un foglio di carta notifica il suo decesso avvenuto nel comune di Bari il giorno 16 del mese del mese di marzo dell’anno 1991.
Santa aveva 23 anni.
Si chiudeva così, con quest’ultimo foglio, il piccolo libro della vita di Santa, una giovane che come tante altre in questi anni ha subìto sul suo corpo le ferite provocate da una società inquieta e sofferente, avida di cose e non di vita, di sesso e non di amore, di mondo e non di Dio!
"Orizzonti dello Spirito" |