Il Sì eroico di Santa Scorese
Un assurdo delitto svela una giovane esistenza
tutta proiettata verso un amore più grande

Caterina Ruggiu

Avvertenza: Questo articolo è stato pubblicato da Città Nuova, rivista del Movimento dei Focolari, nel n.12 del 1991, dunque a pochi mesi dalla tragica aggressione che pose fine alla vita terrena di Santa Scorese.

Sono circa le 22 di venerdì 15 marzo 1991. Nella zona nuova di Palo dal Colle, un grosso centro agricolo poco distante da Bari, la fila di palazzine popolari, tutte in serie, racchiude un tratto di porticato piastrellato, animato di solito, sino a tarda sera, dalle voci dei bambini che giocano a skateboard. Ma quel giorno, una pioggia insistente li ha trattenuti a casa, ed un insolito silenzio avvolge il porticato.

Chiara Lubich additò subito Santa come modello eroico di testimonianza cristiana, maturata in lei anche per l'influsso del movimento dei Focolari.

Nell'ombra, un uomo attende il rientro di Santa Scorese. Sa bene che abita là, ed anche se da tempo la ragazza ha preso la precauzione di muoversi sempre in compagnia di qualche parente od amica, non dispera di poter prima o poi trovare l'occasione di incontrarla.

Sono tre anni che persegue una tattica di pedinamenti, di lunghe attese nei luoghi frequentati da Santa, ma invano, e quella volta che era riuscito ad accostarla davanti all'università, per la vivace reazione di Santa, e il pronto intervento della mamma, anche lei in attesa che la figlia uscisse dalla lezione, era dovuto scappare a rotta di collo.

Ci aveva anche provato con i biglietti farneticanti ed osceni, le telefonate ossessive, persino con le minacce di rivalsa sui suoi genitori... E quella sera contava di essere più persuasivo, complici il silenzio ed il buio. Aveva portato con sé, come ultimo argomento, un coltellaccio da cucina.

Santa finalmente arriva: è in macchina, da sola, e posteggia davanti al portone. Più tardi, si saprà che agli amici del gruppo parrocchiale che si erano offerti di accompagnarla, aveva detto che, per quella sera, non le sembrava necessario, dato che in macchina si sentiva abbastanza sicura...

In casa, papà Piero e mamma Angela stanno attardandosi nei preparativi per andare a riposare, con l'orecchio teso verso il campanello. Finalmente sentono lo squillo, ed il papà corre al citofono. Silenzio. Si affaccia al balcone e, proprio davanti al portone, vede la tragedia. Con un urlo, si precipita lungo le scale: appena in tempo per buttarsi addosso a quel disgraziato che continua a colpire. Santa giace in un lago di sangue, ma è cosciente.

Chi potrà descrivere quei frenetici istanti? L'ambulanza tarda ad arrivare, ed è un parente di Santa a portarla in ospedale. In macchina, continua a perdere sangue. Dice: "Aiutatemi, non riesco a respirare". La sorella le sussurra di affidarsi a Maria. "Mi segue con lo sguardo - ci dirà poi, nel tentativo di ricostruire quei preziosi momenti - di sicuro avrà pensato a quella preghiera all'Immacolata che, ancora bambine, avevamo composto insieme". Santa spirerà poche ore dopo in sala operatoria.

"Si fa uccidere per salvare la sua purezza - hanno poi riportato a caratteri cubitali i giornali e la TV, nel dare notizia della tragica aggressione - ed ora tutti dicono che è una santa". E nel desiderio di capire il perché di quella vita e di quella morte, l'hanno descritta come "una ragazza non comune", che "sembrava appartenere ad un'altra epoca", facendole forse il torto di non considerarla per quella che era: una ragazza d'oggi, vivacissima, piena di interessi, che aveva vissuto sino alle estreme conseguenze il suo essere cristiana.

Santa conosceva il Movimento dei Focolari dal 1985: ed è per questa ragione che vorremmo offrire le prime, semplici testimonianze che ci sono state donate da parte di coloro che più l'hanno conosciuta: i genitori, ai quali diciamo il nostro grazie per averci voluto incontrare, la sorella Rosamaria, Don Tino, il giovane viceparroco di Palo del Colle che aveva raccolto tante sue confidenze, e Roberta, Angela, Lella, Antonella, Giuseppe... Grati a lei della consegna fatta loro "di una pagina di Vangelo vissuta con eroismo", come nell'apprendere la notizia hanno scritto i giovani "Gen" del Messico.

In casa Scorese veniamo accolte come "amiche" di Santa, e la conversazione si svolge come se ci conoscessimo da tempo. Sono stati per primi i genitori a parlarci di quella tragica sera. Ed anche se non abbiamo saputo trovare le parole per lenire, almeno un poco, la piaga, ancora tutta viva, che ha così dolorosamente sconvolto l'esistenza di quelle persone semplici, modeste, e che vivevano in trepidazione per una figlia assurdamente perseguitata, ci siamo sentite parte della loro famiglia.

"Per di più, Santa era molto cosciente che prima o poi sarebbe successo qualcosa di irreparabile - ci ha detto tra le lacrime la signora Angela - lui ci aveva provato per ben due volte a fare violenza a mia figlia, e non solo a lei. Pur terrorizzata, nella sua generosità voleva fare qualcosa... aveva persino telefonato alla mamma perché lo convincesse a lasciarla in pace... ma invano, e intanto le era impossibile persino andare a fare quattro passi in libertà fuori di casa".

Il papà, sovraintendente di polizia, aveva fatto ripetute denunce in questura. "Mi hanno detto che non potevano farci nulla, dato che potevano intervenire soltanto se fosse stato colto in fallo. Possibile - sbotta indignato, e a ragione, il signor Scorese - che la legge, così garantista per chi attenta alla libertà ed integrità altrui, sia incapace di tutelare chi è privato del più sacrosanto diritto alla propria libertà?"

"Santa era consapevole e si preparava al peggio - ribadisce don Tino, al quale la ragazza aveva confidato i suoi timori - e ho fortemente impresso nella memoria ciò che mi disse pochi giorni prima dell'aggressione: 'Se non c'è niente altro da fare io voglio dire il mio Sì a Dio. Preferisco morire...'. Pur nella gravità della situazione, e vedendo la sua determinazione a resistere sino alla morte, non avrei certo immaginato che quanto Santa temeva si sarebbe puntualmente verificato".

Si va componendo a più voci l'affresco di una vicenda umana racchiusa nell'arco di 23 anni. Una manciata di episodi che danno il timbro di una personalità matura, nonostante la giovane età, come emerge dal racconto della sorella Rosamaria, da poco sposa e madre di una bimba di un anno, nel rievocare un momento di vita quotidiana. Una mattina si erano recate insieme a Bari per fare degli acquisti. Tutte le strade del centro erano bloccate. Un corteo di "autonomi" si riversava sul corso, e slogan, fischi, clamori si susseguivano a ritmo serrato. Il fracasso era assordante, ed i clacson delle macchine, ferme agli incroci, facevano da sonoro contrappunto.

"'Ecco Vincenzo', mi dice mia sorella, additandomi il ragazzo che era alla guida del corteo. E lo segue a lungo con lo sguardo, preoccupata. Vincenzo era un suo ex compagno di liceo, l' Orazio Flacco di Bari, e da quando avevano finito la maturità non aveva più avuto modo di incontrarlo. Era un ragazzo molto intelligente, ma che non dava confidenza a nessuno. Eppure, con Santa parlava volentieri, negli intervalli tra le lezioni. Cosa avranno avuto da dirsi, due ragazzi così diversi? Ma lei riusciva a mettere chiunque a proprio agio".

Santa Scorese a 20 anni, felice dopo un'abbondante nevicata che aveva coperto Palo del Colle.

E nell'immensa folla che si era stretta, attonita, attorno alla sua bara, per darle l'estremo saluto, c'era anche lui, con i "vecchi" compagni di scuola e i professori del liceo. Non tutti avevano trovato posto in chiesa, e tanti erano rimasti fuori, nel piazzale antistante. Eppure, tutte quelle persone, che pure non si conoscevano tra loro, che mai avevano avuto modo di incontrarsi prima, si trovano lì, in quella circostanza, perché legate a Santa da un sottile ma solido filo che, una volta annodato, mai si era affievolito nel tempo.

"Sono stato compagno di liceo di Santa dal IV ginnasio alla maturità - dice Giuseppe Gatti, prossimo alla laurea in legge - e fin dai primi anni di scuola rimasi profondamente impressionato quando puntualmente, ogni mattina, sulla via verso la scuola, la vedevo uscire dalla chiesa di San Francesco...

Non aveva più di 15 anni, e sembrava una persona con le idee già molto chiare. A scuola, riusciva a costruire rapporti autentici. Ma non cedeva a nessuna forma, anche lieve, di compromesso. Proprio per questo molti si confidavano con lei, sentendosi prontamente ascoltati.

Nello stesso tenipo viveva sino in fondo i problemi della classe. Ricordo che una volta mi trovavo in difficoltà per una versione di greco. Lei mi ha prontamente "dato una mano", certamente rischiando per questo. Anche se eravamo una classe molto eterogenea (le nostre ideologie ci schieravano dall'estrema destra all'estrema sinistra), Santa si trovava sempre in prima linea per cercare un raccordo tra tutti."

"Con i professori, poi, aveva una strana capacità di entrare in contatto... Passava sopra anche a tanti torti. Ricordo che portava Città Nuova alla prof. di italiano, e che rimaneva spesso in ascolto del nostro prof. di filosofia, intelligentissimo e colto, ma con tanti dispiaceri in famiglia. Quella di scienze, così severa, con lei, si trasformava...

Insomma, aveva cuore ed animo per ciascuno. Era una persona libera, ovunque si trovasse: la sua era una libertà vera, che lasciava trasparire ed intuire 'Qualcuno' presente nella sua vita, dal quale si sentiva amata oltre ogni misura... E sapeva partecipare l'amore così ricevuto a chi le viveva accanto".

Aperta ai grandi messaggi, Santa conosceva molto bene e condivideva lo spirito dei Focolari. Nel 1985 aveva partecipato con l'amica Roberta al congresso mondiale dei giovani del movimento a Roma. Aveva 17 anni.

"È stato per noi l'incontro con un ideale che da sempre andavamo cercando - dirà poi Roberta - e di ritorno in pullman dal Palaeur ci siamo comunicate il proposito di voler approfondire ciò che ci era stato donato. Santa da allora ha incominciato a vivere quest'esperienza di Dio che le si stava rivelando".

Partecipa attivamente alla vita del movimento a Bari, e quando le viene proposto di far parte del complesso musicale delle Gen, aderisce con molto entusiasmo.
Trova anche il tempo per fare "volontariato" presso gli istituti dei bambini in difficoltà e degli anziani soli.

"Da quando aveva 15 anni - prosegue Roberta - aveva frequentato un corso di volontariato alla Croce Rossa Italiana e Protezione civile. Si sentiva fortemente attratta verso gli emarginati, ma il suo non era un interesse episodico. In un orfanotrofio aveva preso di mira un bambino con grossi problemi psicologici, che non sorrideva mai. E quando è riuscita finalmente a farlo sorridere, era felice come avesse vinto al totocalcio. 'È Gesù che sorride', mi ha detto convinta".

Per un lungo periodo dedica buona parte del suo tempo libero ad un anziano che si era chiuso in un disperato mutismo, impenetrabile ad ogni tentativo di approccio. "Lo ascoltava a lungo, con pazienza, con un affetto pieno di attenzioni - dice ancora Roberta - e pian piano quell'uomo, che aveva affermato di essere 'lontano da Dio', ritrova fiducia nella vita, e un giorno chiede alla sua amica Santa di pregare insieme.

Dopo un po', si ammala gravemente. Santa non può recarsi spesso da lui e la notizia che nel frattempo è spirato le dà un grande dolore, appena attenuato dall'aver saputo che era morto sereno, tenendo fra le mani il rosario che un giorno gli aveva regalato".

"Eravamo profondamente diverse - dice Angela, compagna di studi all'università - eppure ci legava una grande amicizia. Io ero una ragazza un po' appariscente... per nascondere la mia timidezza usavo un trucco un po' pesante, e vestivo in modo eccentrico... però lei era forse riuscita ad andare al di là delle apparenze, e si è presa il compito di farmi crescere.

Attraversavo un periodo di crisi a causa di un ragazzo, ed io vedevo in lei la persona a cui confidarmi. Ho parlato con Santa di certi comportamenti che ritenevo giusti, e pensavo che lei si sarebbe scandalizzata. 'Ma dai, non preoccuparti - mi disse - tu ti rendi conto di aver sbagliato, adesso ricomincia tutto da capo. Dio è grande e misericordioso...'".

"La mia pratica religiosa era allo stato superficiale, magari ho avuto delle basi cristiane che non ho mai approfondito e che invece con Santa ho potuto approfondire. Non a parole: anche a parole, ma che prendevano corpo con il suo viso, il suo coraggio, la sua fermezza. Anch'io ho incominciato a capire questo modo di amare Gesù ed il suo amore per noi nelle piccole cose... devo ammetterlo, è stata Santa a farmelo scoprire".

La famiglia si è intanto trasferita a Palo del Colle, e per Santa diventa sempre più difficile spostarsi, continuare il contatto assiduo con le Gen di Bari, e portare avanti il suo impegno di crocerossina. Anche per recarsi all'università deve farsi accompagnare da qualcuno. Sempre più ossessivo è infatti il pedinamento del giovane, che la segue come un'ombra.

Santa ne è turbata, ma cerca di reagire, di non soccombere alla mancanza di libertà, rendendosi disponibile con tutte le sue energie e la sua grande capacità di amare nel nuovo luogo di residenza.

Prende contatto con i giovani della parrocchia, partecipa alle attività della catechesi, sentendosi più sicura in un luogo protetto. Don Tino le fa conoscere una giovane coppia con un bambino piccolo, che si sta preparando al sacramento del matrimonio. Lei si occupa con delicatezza di questo compito, e quando si accorge che i due, per mantenersi, raccolgono e rivendono cartoni, si dà da fare per trovare loro un lavoro più sicuro.

La giovane coppia seguita particolarmente da Santa Scorese. Proprio la sera dell'aggressione era passata a salutarli, l'ultimo suo atto di amore gratuito prima del sacrificio supremo.

Santa, per loro, più che la catechista, diventa il punto di riferimento. Spesso si reca nel loro seminterrato umido e spoglio. E quella sera del 15 marzo, lasciati i giovani nella saletta della catechesi, prima di rientrare a casa, fa un salto da loro. Sarà l'ultimo saluto.

Questa disponibilità così generosa aveva una motivazione profonda: nasceva dalla decisione, maturata negli anni, di volersi donare totalmente a Dio. Una decisione sofferta, sia perché per il suo animo sensibile risultava difficile preparare i genitori a quel distacco che Gesù le chiedeva, sia per un periodo di intensa ricerca su quale sarebbe stato il suo posto nella chiesa.

Si sentiva fortemente attratta dalle nuove forme di consacrazione a Dio. "Cosa vorrà Dio per me?", si domandava; e quando ricevette dalle Missionarie dell'Immacolata, fondate da padre Kolbe (1), l'invito ad approfondire la sua chiamata presso il loro istituto, non ebbe esitazioni. Aveva infatti frequentato i loro gruppi giovanili sin dagli anni della scuola media.

Partì per prepararsi al noviziato, ma dopo un mese fece ritorno a casa, avendo capito che non era lì il suo posto. "Sarà il focolare?", appunta nel suo diario. E nell'attesa fiduciosa che Dio le manifesti la sua volontà prosegue l'impegno tra i giovani della parrocchia.

Riprende i contatti con Lella e Roberta, le Gen di Bari con le quali aveva condiviso tanti momenti indimenticabili. Desidera incontrarsi con loro al più presto, e proprio per domenica 17 marzo ci sarebbe stata l'occasione: una giornata intera da trascorrere insieme per l'incontro degli amici dei Focolari di Bari e provincia. E nella sua agenda aveva segnato quella data. "Ora - scrivono e dicono giovani da tutto il mondo - Santa è per noi un modello".


Nota della Redazione:
1.
In realtà il fondatore è P.Luigi Faccenda, che si è ispirato a S.Massimiliano Maria Kolbe, chiamando per questo il suo movimento "Missionarie dell'Immacolata - Padre Kolbe".


E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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