Per salvare la vita e l'amore: per amore donare la vita! Père Daniel Ange |
Questi "primi di cordata" sulle cime del coraggio
Nel grande combattimento per salvare la vita e dunque proteggere l'amore, nessuno ci dà tanto coraggio quanto quelli che hanno, per amore, donato la loro vita. I martiri contemporanei, avendo esaltato l'amore fino al punto di versare per questo il loro sangue, sono in verità i nostri "maestri di cordata".
Essi trasfondono in noi il loro coraggio, il loro entusiasmo, la loro determinazione. E Dio sa se noi ne abbiamo un urgente bisogno, in questi tempi di scoraggiamento, di debolezza - se non disperazione - davanti l'anestesia generale di una società "cloroformizzata".
La più conosciuta dei martiri per la causa della vita è Gianna Beretta Molla, che preferisce, con l'accordo del marito, sacrificare la sua vita terrena piuttosto che sopprimere quella del suo quarto bambino. Giovanni Paolo II l'ha beatificata davanti il marito e i figli, il 24 aprile 1994.
in una foto del 1990 |
Si è meno parlato di tutte le Maria Goretti del nostro tempo che il Papa ha già beatificato: Karolina Kozka della Polonia, Anwarita dello Zaire, Pierina Morosini e Antonina Mesina, italiane. L'ultima come tempo è Teresa Bracco (morta nel 1944), beatificata a Torino nel maggio 1998.
Questi pochi nomi formano in realtà la parte emergente di un iceberg. Sono tantissime le vittime dell'onnipresente e ossessiva violenza sessuale. Non c'è mese e talvolta settimana che non sentiamo come da qualche parte, soprattutto nei nostri paesi "occidentali", una ragazza (ma sta venendo anche la volta dei ragazzi) preferisca essere uccisa piuttosto che violentata.
Penso tra le altre alla piccola Maria Dos Santos, così dedita al servizio dei malati, massacrata a Lourdes nel febbraio 1990, lo stesso anno nel quale a Tarbes veniva ucciso Padre Gianluca Cabbes. Emerge da questa legione di luce un viso risplendente: Santa Scorese (il suo nome, non ancora il suo titolo). Il 16 marzo 1991 muore per aver versato il suo sangue dopo essere stata colpita dal suo aggressore con 13 colpi di coltello. Aveva 23 anni.
Delle mani per curare, degli occhi per "far esistere"
Chi è dunque Santa? Come è vissuta? In verità non è solo il suo martirio che è esemplare, ma tutta la sua vita, anche se è stata breve. Il 6 febbraio 1968 "viene alla luce", bella espressione italiana per parlare della nascita), a Bari. Tredici anni dopo (1981) ci sarà la "nascita al Cielo" di Marta Robin, in Francia.
Santa Scorese cresce a Bari con i suoi genitori e la sorella maggiore. Al Liceo, poi alla facoltà di Pedagogia, colpisce già i suoi compagni per la sua dirittura morale, la sua franchezza, il rifiuto assoluto del compromesso con il male e il peccato. "Niente di apparentemente eccezionale o di particolarmente appariscente in lei, se non la sua forte personalità", riferiscono quanti l'hanno conosciuta. Aveva le sue idee e vi aderiva fortemente, le affermava apertamente senza temere il confronto.
"Non esitava a manifestare le sue convinzioni religiose, alle quali era fortemente legata" (così un gruppo di compagni di scuola). Nell'ambiente liceale prima, in quello universitario poi, non ha timore di testimoniare, anche quando si richiede vero coraggio, la sua fede. Neppure a parlarne per Santa di "nascondere in tasca" la sua bandiera, o di arrossirne. Ne è fiera, sa "rendere conto della speranza che abita in lei". Non esita a discutere, spiegare più ancora per chiarificare che per convincere.
La sua testimonianza d'altra parte diventa più convincente in quanto appare sempre lieta, un tipo pronto ad ogni iniziativa, trascinante, in una parola: radiosa, come per Chiara de Castelbajac. Così come per Caterina da Siena, il Signore si serve del suo naturale charme femminile e ancora di più di quella luce interiore che a poco a poco irradia dal suo viso: la sua bellezza fisica si trasfigura lentamente in bellezza che traspare il divino. Nella misura che lei si interiorizza in Dio, diviene una bellezza che supera ogni altra bellezza terrena.
Molto presto Santa Scorese si sente interpellata dalla sofferenza, attirata irresistibilmente dai malati, dagli emarginati. A 15 anni eccola volontaria della Croce Rossa. "Oggi siamo andati all'ospizio. Mi sono resa conto in quale solitudine vi si vive". Un anziano aggressivo verso tutti ha finito per piangere tra le sue braccia e le confida la sua storia e i suoi problemi. Santa attira spontaneamente la confidenza, la fiducia.
L'amica Roberta testimonia: "In un orfanotrofio, Santa abbraccia un bambino con grossi problemi psichici, che non sorrideva mai, e alla fine riesce a far nascere in lui il sorriso. Ne era felice come se avesse vinto il maligno. "E' Gesù che sorride", mi dice convinta". A Palo del Colle, dove la famiglia si trasferisce nel 1997, Santa si occuperà di assistere bambini affetti da poliomelite o da distrofia muscolare.
D'altra parte, si spende senza risparmio nella sua parrocchia, si offre per la catechesi ai ragazzi, canta nel Coro, fa parte del consiglio pastorale. Spontaneamente, le persone in difficoltà vengono a confidarsi con questa dolce figura di ragazza, sempre disponibile, con una capacità sorprendente di ascolto e di "simpatia": immedesimazione. Tra queste una coppia con gravi problemi economici.
Il poco denaro che possiede lo dona senza pensarci troppo su, senza clamore. E' proprio per meglio servire il prossimo che si decide a scegliere gli studi di Pedagogia, senza pensare ai sacrifici che lo studio richiede. "Sono stanca! Anche se mi sforzo di vedere negli studi la volontà di Dio, mi è molto difficile vederli così. Sento che voglio essere utile agli altri. Sento l'esigenza, da subito, di fare questa esperienza umana e spirituale" (10 gennaio 1988).
Giuseppe, amico del liceo: "Era una persona libera, di una libertà vera che lasciava trasparire". Chi la accostava si sentiva amato, stimato, senza misura. Santa porta su ciascuno uno sguardo che vede sempre il meglio e la bellezza. Vede ciascuno nel suo cammino di crescita e intravede il suo avvenire. In breve, uno sguardo profetico, che "fa esistere".
Essere guidata da un Padre, circondata da fratelli: che forza!
Tutto questo Santo non può viverlo da sola. Nel Regno di Dio, prova il bisogno di lavorare con gli altri. Si impegna con il movimento dei Focolari, come "Gen" di Bari, e frequenta assiduamente le "Missionarie dell'Immacolata-P.Kolbe". Partecipa attivamente alle loro giornate di preghiera e regolarmente si reca fino a Bologna per dei periodi di formazione e ritiri spirituali.
E' senza dubbio San Massimiliano Kolbe, attraverso questa famiglia spirituale, che le comunica qualcosa della sua tenerezza folle per la Vergine Maria, che diviene in Santa una delle caratteristiche che più colpiscono, un tratto essenziale della sua vita nello Spirito.
Sceglie come Padre spirituale il francescano Luigi Faccenda, fondatore dell'Istituto. "Sono contenta di tutte le persone che Dio mi ha fatto incontrare. Ma questa sera voglio ringraziare per un altro super-dono che mi ha fatto: un Padre che è veramente un uomo di Dio. […] Grazie Gesù, perché tu non mi lasci sola e metti sulla mia strada persone così preziose".
in Santa Scorese. |
Inoltre, avverte regolarmente il bisogno della solitudine, per attingere alla sorgente del cuore di Dio. "Sono arida, mi sento nel deserto, ma sento che il Signore parla al mio cuore. Ma per ascoltarlo, devo vivere la croce e questo, Gesù, mi costa".
E questa parola talmente forte: "Questo può sembrare strano, ma sento che Maria è talmente una parte della mia vita che se qualcuno parla contro di lei, questo mi fa male". E' Maria che dona a Santa un sentimento così acuto della purezza, un'atteggiamento di meraviglia davanti alla bellezza della verginità. Santa non tollera il minimo sospetto nei riguardi della verginità di Maria, e all'occasione reagisce vivamente: "Com'è possibile dire che Maria non era vergine e dire che questo dogma è per deficienti mentali? Capisco che la ragione, la scienza ti dà le prove che questo non è possibile, ma credo che Maria non è una persona come le altre".
E’ il mistero di Dio, che si fa un piccolo bambino nel seno di una madre, che dona a Santa quel senso acuto dello splendore della vita nascente, da difendere ad ogni prezzo. "E’ un grave errore affermare che il Papa dovrebbe pensare ai suoi affari, piuttosto che parlare nella sua enciclica di genetica. Io pongo questa domanda: se Gesù fosse oggi tra noi, non affrontererbbe questi stessi problemi? So che il Papa è il suo vicario in terra, perché non dovrebbe illuminarci? Oggi sento che non posso restare inerte e lasciare dire cose simili senza che nessuno le contesti". Il coraggio con il quale difende la verginità di Maria, sarà lo stesso con il quale difenderà ben presto la propria verginità.
Come Maria, offrire le chiavi del proprio cuore al Signore
Tra Maria e Santa si crea una forte "connivenza": "Sento che Maria mi tiene tra le braccia, ma allo stesso tempo che lei è la donna forte che mi chiede di essere coerente e di vivere bene la mia vita, istante per istante. Insomma, lei è la donna che mi piacerebbe essere, ma che non sono. Le domando la grazia di assomigliarle almeno un poco!" - "E oltre che prenderti come modello di donna, aiutami, Maria, a imitarti come modello di santità".
E ancora: "Voglio provare ad essere una piccola Maria, perché sono sicura che Lei è per me compagna, Madre, amica. Vergine Maria, che io sappia essere pronta come Te a donare la mia vita per Gesù!" E in effetti, per assomigliarle si avvia a consacrarsi interamente al suo Signore. O piuttosto, lascia che Maria la offra al suo Figlio. Questo anche restando nel mondo. Il 30 dicembre 1988 – ha già 20 anni – inizia il periodo di "postulandato" nell’Istituto secolare delle "Missionarie dell’Immacolata-P.Kolbe", pur proseguendo gli studi universitari in famiglia. Santa dirà un giorno questa frase splendida: "La cosa più bella è stata consegnare le chiavi del mio cuore, della mia anima, al Signore".
"Assalita dal dubbio, io ti scelgo di nuovo!"
L’altro polo della vita spirituale di Santa Scorese è il mistero del Getsemani e del Golgota: "Ho visto oggi un volto di Gesù abbandonato! Io stessa sono stata maltrattata e abbandonata da un amico, e ho pensato subito al mio dolore. Come è difficile pensare che anche Tu sei stato abbandonato! Come tu hai sofferto, quando sei stato abbandonato dai tui amici e ti sei sentito lontano da tuo Padre! Tu, in quei momenti, mi hai amato ancora di più! Come allora non amarti negli altri? Mi sono messa subito all’opera e il mio dolore si è trasformato in amore. E’ vero, ne sono sicura: tu affondi le tue radici in me, e io sono contenta di stare innamorandomi di Te!"
vero martirio di fede. |
Si intuisce che Santa sia passata attraverso una grande solitudine interiore. Il Signore la fa partecipare all’abbandono del Getsemani. Come tanti di noi, eccola violentemetne tentata di scoraggiamento. La disperazione la assedia insidiosamente. Il virus del sospetto tenta di introdursi nella sua anima:
"In questo periodo, ci sono troppi alti e bassi! Forse sono ancora troppo attaccata a dei ragionamenti umani. Sto vivendo la tentazione di chiedermi se valle veramente spendere l'intera esistenza intera per un Dio che non si vede, un Dio che nonostante tutto continua a tacere! Ho letto l'altro giorno, facendo meditazione, che nonostante Dio taccia sempre, dietro ogni silenzio c'è il suo respiro.
E' bellissimo, ma è anche tanto difficile da comprendere. Io so che vale la pena spendere la mia vita per Cristo e che la vita eterna è l’unica meta da raggiungere, ma mi vengono tanti dubbi sul fatto che questa sia la strada giusta per me. Se oggi Gesù fosse qui vicino a me gli farei tante domande o forse no, rimarrei ad adorarlo perché mi ha dimostrato che mi ama e che ci tiene a me.
Mi sento veramente all’estremo: è come se fossi sul punto di combattere, ma non so se è con Dio o contro le tentazioni. Non mi resta che pregare!" (6 giugno 1988).
E quattro mesi più tardi: "Veramente le prove non finiscono mai, al contrario il Signore permette che siano sempre più grandi, perché io sperimenti sempre la sua grandezza. Io credo che le prove e la grandezza di Dio sono direttamente proporzionali" (lettera del 1° ottobre 1988).
Ora di grande spogliamento che fa pensare alla prova finale di Teresa di Lisieux, al suo grande combattimento per non cedere a quello che lei chiama il "sibilo del serpente". Quel duello con il mentitore da cui uscirà umilmente vittoriosa.
Non si può forse dire che prima di essere martire dell’integrità fisica, e per poterlo esserla stata, Santa, come la sua piccola sorella di Lisieux, è stata martire dell’integrità della Fede? Questa Fede che occorre difendere eroicamente contro ogni attacco, dal di fuori e dal di dentro di noi. Questa Fede che bisogna proteggere da tutti i virus del sospetto, come abbiamo visto che accade con quel capolavoro di verità che è la concezione verginale di Gesù nostro Dio.
Così come Teresa non cedeva di un pollice, ma nella prova moltiplicava gli atti d’amore ("A chi le sussurra: ‘bestemmia!" lei ritorce: "io l’amo!""), così la nostra piccola Santa Scorese, nel pieno della prova, si rioffre totalmente al suo Signore, questa volta in modo eroico: ""Vieni e seguimi", mi hai detto, Signore, e io ho risposto. Ho avuto fiducia, ma non avevo compreso che dovevo seguire la tua croce, il tuo abbandono! Tu mi hai chiesto di amarti fino all’estremo, fino al Golgota, e io ho paura. Signore, donami di sceglierti ogni giorno, ogni minuto, come la mia roccia, il mio tutto. Donami di amarti, di fare morire in me la mia logica, la mia voglia di avere risposte. Signore, anche nella sofferenza più profonda che abita il mio cuore, io ti scelgo di nuovo, ti ridico il mio sì. Voglio abbandonarmi, perdermi in te, Signore. Tu continua ogni giorno a chiamarmi per nome, donami di restarti fedele". (13 aprile 1988).
Ma fedele, come restarlo fino alla fine, senza la presenza materna di Maria? "Io non posso fare altro che affidarmi all’Immacolata, e quando recito la mia consacrazione, io sottolineo le parole con le quali offro il mio cuore, la mia anima, il mio corpo. Forse io non ho offerto abbastanza, ma Lei saprà accettare anche questa stessa povertà" (15 ottobre 1988).
Santa Scorese non aveva che vent’anni, e come per Teresa, niente all’esterno traspariva di queste tenebre interiori. Lei appariva sempre lieta, seminando la gioia di Dio in tutti quelli che l’avvicinavano. Ma è proprio in questa Via Crucis, nel più intimo della sua anima, che Gesù la conduce rapidamente fino al Calvario, dove le dona l’appuntamento dell’Amore.
"Orizzonti dello Spirito" |