Giovanni Pascoli
"La befana"


"E Gesù rivedeva oltre il Giordano..." -- Nebbia -- Le ciaramelle

 

1.    Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! la circonda
neve, gelo e tramontana.
            Viene viene la Befana.

2.    Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello,
ed il gelo il suo pannello,
ed è il vento la sua voce.
            Ha le mani al petto in croce.

 

3.    E si accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare,
or più presso or più lontano.
           Piano piano, piano piano.

4.    Che c'è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
            Che c'è dentro questa villa?

5.    Guarda e guarda… tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
Guarda e guarda… ai capitoni
c'è tre calze lunghe e fini.
            Oh! tre calze e tre lettini…

6.Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale:
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
            Chi mai sale? Chi mai scende?

7.    Coi suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
            Coi suoi doni mamma è scesa.

8.    La Befana alla finestra
sente e vede, e si allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra:
            trema ogni uscio, ogni finestra.

9.    E che c'è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
            Ma che c'è nel casolare?

10.    Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra le cenere e i carboni
c'è tre zoccoli consunti.
            Oh! tre scarpe e tre strapunti…

11.    E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
            Veglia e piange, piange e fila.

Una poesia che - come in ogni vera arte poetica - è leggibile a diversi livelli, da quello apparente di una semplice composizione per l'infanzia a quello - più vero - della meditazione profonda sul nostro vivere, che è poi il movente di Pascoli nello scrivere i suoi versi.

E' Pascoli che, attraverso la figura tradizionale della befana, volge il suo sguardo alle diverse realtà sociali di una comunità umana, con le sue sperequazioni, i suoi drammi nascosti, ma anche le ricchezze grandi di umanità e calore umano che si celano dietro apparenze esteriori di povertà, nobilitata perché sostenuta dalla fede e dalla speranza.

Uno sguardo quello di Giovanni Pascoli che rimanda a quel "ribaltamento" di valori e a quel ristabilimento di verità che sono le Beatitudini evangeliche.

Giovanni Pascoli in una foto del 1910

 

12.    La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch'è l'aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
            La Befana vede e sente.

13.La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride:
essa ha nuvoli alla fronte,
            mentre sta sul bianco monte.


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