Pagine dal Diario di Santa Scorese 6 Febbraio - 13 Aprile 1988 |
Avvertenza: Testo tratto dall'edizione curata dal Prof.Giuseppe Micunco per la Diocesi di Bari. Le citazioni bibliche riportate nelle note non sono indicate nel manoscritto, ma sono state inserite dal Prof. Micunco "per far rilevare la ricchezza del linguaggio biblico di Santa e favorire la lettura." Parole ed espressioni riportate in grassetto corrispondono a quelle che Santa Scorese aveva evidenziato nel manoscritto.
6 febbraio 1988
Oggi compio vent'anni e non mi sembra vero, perché mi sento tanto piccola ancora (anche se vorrei esserlo in senso evangelico (1), ma la realtà e i conti sono questi.
Stamattina non mi aspettavo che molta gente si ricordasse di me e infatti così è stato, ma la cosa più bella che ho scoperto e ciò che mi ha resa più contenta è stata questa intuizione che ha dato calore e significato alla mia giornata.
Mentre rifacevo il letto ho detto a Gesù che in effetti gli auguri non erano per me, né tanto meno per mia madre, ma solo e soltanto per Lui. Se io infatti sono qui in questo momento e se ho vissuto venti anni non è stato certo per merito mio o dei miei genitori, ma solo del Signore, quindi è Lui che merita ogni lode per la Sua generosità e perché mi sceglie ogni giorno come uno sposo sceglie la sua sposa (e aspetta che la sposa faccia lo stesso) (2)
Allora gli ho detto che tutti gli auguri che avrei avuto sarebbero stati rivolti subito a Lui e avrei vissuto tutta la giornata intensamente offrendo tutto a Lui proprio come ringraziamento e canto di lode e così dovrebbe essere ogni giorno!
Queste parole mi hanno lasciata molto turbata perché mi sembra quasi un invito ad essere coerente, decisa nello scegliere la mia vita e nel dire il mio sì generosamente e anche perché mi sembra che il padre, pur dicendomi che non mi conosce molto (ma invece sì), ha molta fiducia in me, che è però quasi più fiducia in ciò che Dio opera in me.
Sono stata davvero contenta perché sento di tanto in tanto il bisogno di una ricarica, di una revisione e in questo periodo il Signore mi sta donando tante possibilità (con Bruna, il padre, e poi c'è sempre Carmencita).
Sono stata a Palese tutta la giornata e a pranzo si vedeva proprio come eravamo una famiglia riunita con il padre. Ecco, ho colto proprio questo aspetto paterno di padre Luigi che si preoccupa per noi proprio una per una. Il padre infatti mi ha detto che lui non se la sente più, fisicamente, di incontrare i giovani, ma ricordava come lo avevo invitato io e allora si è detto: "Sì. Santa me lo ha chiesto, così non posso non andare da lei". Ed è venuto. Sì, mi ha detto che è venuto proprio per il mio invito e quindi è venuto anche per me. Che Grazia!!!
Dopo pranzo ho fatto una chiacchierata con Carmencita, che è servita a completare un po' quello che avevo cominciato a dire col padre. Quando parliamo noi due c'è sempre una comunione di animi profondissima e si sente che siamo lì a parlare perché anche umanamente ci vogliamo bene e cerchiamo di aiutarci, ma soprattutto perché una cosa chiara l'abbiamo tutte due: Dio è ciò che conta e arrivare a Lui ci interessa.
Non so se anche con le altre ragazze è così, ma sento che veramente c'è Gesù in mezzo quando stiamo insieme e questo è molto bello. Quello che è venuto fuori dalla "chiacchierata" è stato che ora devo prima di tutto pregare molto e che invece di fare per Gesù devo "essere" per Lui. Sembra una cosa stupida, ma per me è bellissimo, importantissimo e soprattutto... difficilissimo.
Sì, credo che sia difficile "essere" per il Signore invece che "fare", perché col fare ci si aspetta sempre una ricompensa, ci si vuole sentire gratificati, si hanno, alla fine, delle pretese nei riguardi di Dio.
Essere per Dio comporta soprattutto l'umiltà di riconoscere la propria miseria, piccolezza e poi lo sforzo continuo di andare, di buttarsi fuori di sé per essere "uno" con il Signore. Non so come spiegarlo, ma credo che questo sia il segreto del cristiano, questo essere per Lui, solo per Lui e per la Sua Gloria.
Allora cercherò di vivere bene l'attimo presente senza preoccuparmi di fare, fare e strafare, ma solo di ESSERE!!
E poi sarà il caso che cominci a pensare a quale penitenza fare durante la Quaresima perché il padre a tavola me lo ha chiesto per le sue intenzioni.
Sento proprio il bisogno di ringraziare l'eterno Padre per il suo amore che mi manifesta momento per momento attraverso Carmencita, il padre, Bruna e attraverso la figura costante e silenziosa di Maria.
Certo che Dio mi deve amare davvero tanto per darmi tanti doni!!!
Palo del Colle, 24 febbraio 1988
Questi ultimi due giorni sono stati ricchi di spunti per meditare. Già da qualche giorno stavo pensando alla morte e avant'ieri è morta zia Maria.
È stato un grande dolore perché qualche giorno prima ero andata a trovarla in ospedale perché avevo il desiderio di vederla ancora una volta viva e avevo capito che lei sapeva che si stava avvicinando la sua ora.
Era stata tanto contenta di vedermi e avrebbe voluto che fossi già medico perché sicuramente l'avrei guarita (così diceva lei), ma poi quando l'ho salutata andando via mi ha chiesto di pregare per lei. Questo mi ha fatto molto pensare.
Mi resi conto, mentre ero in macchina, che non sarei mai in grado di vedere morire la gente sotto i miei occhi senza poter fare umanamente (almeno) qualcosa. Capii che nessuna scienza può strappare l'uomo al suo destino che è un destino di dolore e di morte fisica. Mi sentii impossibilitata, dal lato umano, ad aiutare un altro essere e capii che veramente l'unica certezza che rimane è Dio.
Penso che non riuscirò a diventare medico proprio perché sono convinta che nemmeno cinquanta anni di studio servirebbero a dare delle certezze, delle motivazioni per cui vivere o morire. La mente umana è sempre e comunque limitata. Credo, però, che potrei essere più un medico delle anime, perché sono sicura che se io ho una certezza che è Cristo, allora soltanto potrò dare qualcosa di concreto in cui credere, per cui vivere, lottare e morire.
Non so se è chiaro, ma credo che solo Cristo è in grado di dare un senso alla vita, alla sofferenza, alla gioia e alla morte. Sento come questa certezza che io ho dentro è qualcosa che si può dare senza timori di sbagli, di conseguenze, mentre il medico è limitato dagli studi umani, dalle macchine e quando si trova di fronte alla morte che si prepara la strada cede le armi perché ciò che ha tra le mani e nella testa non sono altro che nozioni, ipotesi, esperimenti riusciti e non.
Penso che queste riflessioni che faccio siano una Grazia per me perché mi fanno acquistare giorno per giorno una libertà interiore simile a quella del gabbiano Jonathan Livingston (3).
E poi, sto meditando sulla morte. Non è un pensiero ossessivo, ma la morte di zia Maria mi fa pensare alla meschinità della nostra vita. L'uomo non ha ancora capito che è stato fatto per cieli più alti anche di quello che vede e che la terra non è altro che solo il "mezzo" per poter conquistare la santità.
Ci affanniamo così tanto a guadagnare, ad andare a scuola, a comprare questo o quello, ma così ci vendiamo solo l'anima (4). Quando arriva la morte non chiede certamente se abbiamo finito di pulire la nostra camera, se abbiamo studiato bene quella lezione, se abbiamo comprato il corredo per i figli: arriva e basta.
Più che altro io non vedo la morte come colei che arriva e toglie tutto, ma questo momento lo vedo come il momento in cui il Signore ti richiama alla Sua Casa e lo fa così come non ti ha chiesto se volevi nascere o no.
Colgo il significato della vita. La vera vita non è questa. Dobbiamo imparare a vivere in funzione di Cristo, puntando solo a Lui, non perché abbiamo paura della morte, ma perché dobbiamo prendere coscienza che essa non ci appartiene e se sentiamo che è nostra lo è solo perché il Signore c'è l'ha data e lo ha fatto perché abbiamo la possibilità di santificarci.
Ringrazio il Signore che mi ha dato un cuore e una mente sensibile da poter cogliere (ma non sempre) quello che Lui cerca di dirmi e soprattutto lo ringrazio perché mi parla.
Palo del Colle, 21 marzo 1988
Finalmente ho scelto!
Quest'ultimo periodo l'ho trascorso tra alti e bassi. A volte ero pronta a lasciare tutto e sentivo che la chiamata era chiara e qualche giorno dopo dicevo che la mia vita era quella in una famiglia con marito e figli.
È stato un momento di grande sofferenza perché sentivo che non volevo prendere in giro me stessa negando di avere la vocazione, né tanto meno scegliere questa strada per evadere dal clima di famiglia, ma la chiacchierata con Carmencita, martedì, e il suo biglietto mi hanno messa con le spalle al muro.
Bruna mi aveva scritto dicendo di darmi una data per dire il mio sì totalitario e poi avremmo pensato alla concretizzazione, ma a me questo discorso non andava giù. Dissi a Carmencita che non mi sentivo pronta a dare una risposta, ma poi mi sono accorta che ancora una volta evitavo di guardare in faccia la verità e Carmencita me lo aveva letto dentro.
Le ultime parole della chiacchierata sono state: "A me non importa di te e di cosa farai, ma importa a Dio e con Lui non si scherza".
Poi il biglietto! Che pianti che mi sono fatta (e mi faccio ancora). Ho sentito che veramente questa poteva essere l'ultima volta che il Signore passava (5) e non rispondere generosamente non sarebbe stato il massimo per me.
Mi viene sempre in mente la frase di S. Agostino: "Temo il Signore che passa". Io temo veramente il Signore che passa, e se passa Lui io sono fritta. Può passare tutto quello che ho e sicuramente passerà, ma se passasse anche Dio non avrebbe senso l'esistere.
Allora, ieri, c'è stata la giornata di preghiera e il tema era: "Nella mia vita una madre: Maria", e durante l'adorazione ho detto di sì a Gesù tra la gioia e le lacrime.
In quel momento ho sentito come se il mondo tirasse un sospiro di sollievo, forse era Dio, ma soprattutto ho sentito una gioia così forte che mi faceva sentire libera. Forse non proverò mai più una sensazione del genere, perché quello è stato un momento unico, irripetibile!
Mi rendo conto che io sono piccolissima e così umana che forse dovrei vivere davvero su un eremo e non danneggiare me stessa e soprattutto gli altri, ma so anche che il Signore sceglie i più deboli, i più piccoli e non poteva che scegliere me.
Io ho deciso che mi tuffo in questa avventura e poi dovrà accontentarsi Lui e starmi vicina più che mai.
L'ho scelto perché mi sento amata e perché so che il mio è un amore piccolissimo, ma di cui Lui si è accontentato. Non so cosa mi farà fare, dove mi manderà, ma voglio fidarmi di Lui fino in fondo anche se oggi mentre ci ripensavo non mi sembrava vero, pur sentendo la gioia, e mi veniva di guardare i miei piedi che cominciavano a camminare sull'acqua come Pietro (6). So che tante volte mi capiterà di affondare, ma il mio salvagente è unico!!
Ora con Bruna e il padre vedremo quale direzione prenderà la mia vita e poi farò la mia valigia e via....
Certo sto soffrendo come un cane al pensiero di quello che succederà a casa e al dolore dei miei, ma se sono così pazza da rischiare la mia vita per Cristo vuoi che non lo sia ancora di più nel credere che sistemerà Lui tutto?
Certo ora mi devo preparare al peggio perché so che il peggio deve ancora venire e che sarò buttata fuori di casa e mi sarà detto che non sono più loro figlia, ma penso a Maria che aspettava Gesù e nessuno lo sapeva e Lei doveva dirlo, l'avrebbero vista col pancione...
Chissà cosa ha pensato! Di una cosa, però sono certa: si è fidata di Dio e la sua fiducia non è stata vana. Allora vuol dire che dovrò anch'io come Maria lasciare che sia Dio a risolvere le cose e a dare a mamma e papà la possibilità di conquistarsi il paradiso.
Palo del Colle, 23 marzo 1988
Mamma mia!
Non mi rendo conto di ciò che sta accadendo dentro me e intorno. Certo, ora sono più tranquilla, ma non mi sembra vero di aver scelto. Ora mi rendo conto che lo stato di incertezza era una condizione scomoda (quando prendevo coscienza), ma nello stesso tempo era comoda perché io non avevo preso impegni con nessuno e avevo tutta la libertà per dire di sì e per dire di no. Tutto sommato restavo sempre a casa e continuavo tranquillamente a fare le mie cose e pensare, parlare era una cosa, prendere una posizione era un'altra.
Sono felice perché so che questo è il meglio per me anche se pensando alle missionarie, alla loro serenità, alla loro fortezza, io vedo quanto sono misera e piccola. L'unica cosa che posso fare è fidarmi completamente di Dio e lasciare che sia Lui ad agire e a darmi la fortezza per seguirlo. Il primo passo l'ho fatto e credo proprio che dopo questo ce ne saranno molti altri.
Oggi Evelina ha manifestato il desiderio di comprare il libro di biologia, e allora ho detto che glielo vendo io e l'ho detto convinta, ma dopo sono rimasta un po' turbata. Vendere i libri e soprattutto venderli (magari) all'insaputa di mamma e papà significa veramente per me (sarà stupido, ma è così) tagliare con una parte del mio mondo. In fondo i libri rappresentano per me una sicurezza, la possibilità di un futuro senza problemi, una realizzazione nella società e io sento che il distacco da questi rappresenta proprio il distacco materiale dal mondo.
Tante volte, quando ho pensato alla possibilità di scegliere una vita consacrata ho pensato che non avrei sentito dolore nel distaccarmi dalle cose, dalle persone, ma non sarei stata normale.
In questi giorni la mia parte umana sta, forse, cercando di emergere ancora più del solito, perché non vuole cedere e credo che questo sia normale: io resto comunque una donna, ma una che ha scelto la porta più stretta (7) e che spera di farcela.
Flora oggi mi ha chiesto che cosa avessi deciso e stranamente lei ha accettato il mio discorso, ed io ne sono stata contenta, ma quando mi ha chiesto dei miei genitori mi ha detto: "Io non avrei la forza d'animo per fare una scelta del genere: ti ammiro per il coraggio e la forza che hai". Io non mi ammiro affatto perché so io ed il Signore cosa sto soffrendo in questo tempo e che dolore sento nel guardare negli occhi mio padre e mia madre e pensare a quanto soffriranno e quanto ancora soffrirò io.
Penso ad Antonella che è partita, ha lasciato tutto senza nemmeno sapere bene cosa il Signore la chiamasse a fare. La sua scelta forse sarà stata dolorosa e non perché se lei fosse partita avendo chiaro cosa fare, avrebbe capito di più qualcosa, ma non è né focolarina, né una ragazza che sta per sposarsi e quindi si sarà chiesta il perché di questa chiamata e di questo distacco, ma forse si sarà solo fidata di Dio e non avrà fatto troppi ragionamenti umani.
Allora, io che gioco la mia vita per una certezza che è Cristo non dovrei farmi tanti problemi e fidarmi soltanto.
Si è quello che cerco di fare, e in questo momento come non mai sto scoprendo l'importanza e la potenza (spero) della preghiera.
Palo del Colle, 13 aprile 1988
Ho sentito il bisogno di scrivere perché sono molto turbata. Non so se riuscirò a dire quello che veramente sento dentro, ma spero, dopo, di stare meglio.
Ho deciso di parlare a mamma e papà domenica e fino a ieri ero abbastanza serena, ma oggi mi è venuta una gran fifa. Non ho paura di parlare loro, ma ho paura di sbagliare ancora una volta. È una cosa assurda, ma mi chiedo addirittura se Dio esiste veramente, se vale la pena di giocarsi l'esistenza per questo Spirito. Quando penso queste cose mi faccio paura io stessa e vorrei seppellirmi.
Chissà, forse Dio in questo momento sta soffrendo più di me, ma non so più cosa pensare. Capisco, però, una cosa: non devo pensare perché se cerco di darmi delle spiegazioni e un perché alla mia scelta mi viene l'esaurimento.
Mi sento così, sento che non sto "camminando sulle acque" (8) e la rabbia più grande è pensare che ero così decisa, sicura fino a qualche giorno fa... Se non ho fiducia nel Signore come potrò affrontare tutto quello che sta per accadere?
Ho bisogno di riscoprire Dio come mia roccia (9) e mio unico bene, mio tutto. Sento che la mia anima cerca qualcosa che va al di là dei calcoli che mi sto facendo, ma che tuttavia è attaccata morbosamente a mamma e papà, alle mie cose, alla mia stanza, alle mie sicurezze. Secondo me il Signore dovrebbe farmi sentire il distacco di tante di queste cose, perché io ritorni in me stessa per capire che è Lui il tutto, ma probabilmente basta questa sofferenza.
Non pensavo (e sbagliavo, partivo col piede sbagliato) che avrei sofferto tanto in questo momento che ho scelto Lui e invece è subito che devo cominciare a prendere la mia croce (10) e ad amare Gesù nel mio stesso dolore prima che in quello degli altri.
Chiedo solo di essere forte nell'animo, di amare Dio con tutto il mio cuore, con tutta la mente e con tutte le forze (11), perché ho sperimentato la grandezza di essere amata e di amare e non voglio perdere l'occasione per vivere in armonia con Lui.
Dammi di esserti fedele
"Vieni e seguimi" (12) mi hai detto ed io ho risposto.
Mi sono fidata ma non ho capito
che dovevo seguire la tua croce,
il tuo abbandono, il tuo dolore.
Ho creduto di aver fatto tutta
la mia parte con quel sì,
ma sbagliavo.
Tu mi hai chiesto di amarti
fino in fondo, fino sul Golgota
ed ho paura.
Signore, dammi di sceglierti
ogni giorno, ogni attimo come
la mia roccia, il mio tutto.
Dammi di amare Te e di
far morire me, la mia logica,
la mia voglia di aver risposte.
Signore, anche nel dolore più
profondo che è nel mio cuore,
ti riscelgo, ti ripeto il mio sì.
Voglio abbandonarmi, perdermi in Te.
Signore, tu continui ogni giorno
a chiamarmi per nome,
dammi di esserti fedele (13).
Note:
1. Cfr. Luca 10, 21.
2. Come in Osea 2, 16 sgg.
3. Riferimento al libro di Richard Bach: Il gabbiano Jonathan Livinston, che ebbe un grandissimo successo negli anni '70 e '80, per il suo simbolismo di un cammino di ricerca interiore e di coerenza nel perseguire i propri ideali, con il coraggio di andare "controcorrente". Era tra i libri preferiti da Santa Scorese, che lo teneva bene in vista nella sua scrivania.
4. Cfr. Matteo 17, 26.
5. Come in Esodo 12, 12.
6. Matteo 14, 29.
7. Cfr. Luca 13, 24.
8. Cfr. Matteo 14, 29.
9. Salmo 17, 1.
10. Cfr. Matteo 16, 24.
11. Cfr. Matteo 22, 37.
12. Cfr. Matteo 5, 19.
13. Vedi anche: "Vieni e seguimi"- Poesia-preghiera di Santa Scorese, in questo stesso sito.
Diario: 2 Giugno - 31 Dicembre 1987 |
"Orizzonti dello Spirito" |