Carlo Urbani
il sogno realizzato
di un medico "senza frontiere" - I

Elisabetta Nardi - Egidio Ridolfo s.j.

Carlo Urbani: una vita solidale -- Una Scuola intolata a Carlo Urbani -- Messaggio ai ragazzi della madre di Carlo -- Scritto di Carlo Urbani in memoria del Parroco Don Dino -- Intervista alla madre di Carlo Urbani -- Pensieri di Carlo Urbani -- Poesia in memoria di Carlo Urbani

"Otterrai qualunque cosa tu desideri se lo desideri con amore." (Richard Bach)

Carlo Urbani: una vita solidale

Grande è stato l'allarme suscitato - tra il 2002 e il 2003 - dall'epidemia di SARS (polmonite atipica) che si è subito rivelata non curabile adeguatamente con i mezzi pur sofisticati della medicina attuale. Sappiamo come l'Organizzazione mondiale della Sanità abbia allertato i paesi più a rischio, ma nonostante questo la malattia, partita dall'estremo oriente, ha causato molte vittime anche in un paese occidentale come una regione del Canada.

Tra i medici più impegnati nel cercare di limitare l'epidemia e nel ricercarne le cause ricordiamo in particolare Carlo Urbani, originario delle Marche e da tempo impegnato in missioni umanitarie in paesi "a rischio" nell'ambito dei "Medici senza frontiere". Il Dott. Urbani si impegnò molto per contenere l'epidemia in Vietnam, la sua opera fu efficace, le sue direttive riconosciute valide anche per altri paesi, ma egli stesso cadde vittima della SARS, e il 29 marzo 2003 la sua morte destò cordoglio in tutto il mondo.

"Il lavoro mi coinvolge, ma sento la vita scorrermi addosso e non so se potrò realizzare tutto,
ringrazio Dio per quanto mi ha dato"! (Carlo Urbani)

Una morte che si configura come un generoso impegno spinto fino al sacrificio della sua vita, sacrificio consapevole perché Urbani conosceva bene i rischi cui andava incontro. Per questo la sua morte è stata - ed è attualmente in misura crescente - occasione per conoscere meglio il suo profilo umano e spirituale, le spinte ideali che lo hanno guidato nell'intraprendere e poi nel portare avanti la sua professione di medico.

Motivazioni di solidarietà e di soccorso verso tanti fratelli sofferenti che traevano origine e alimento dalla sua fede, come afferma chiaramente la madre di Urbani, Maria Concetta Scaglione: "Per Carlo la religione significava vivere cristianamente, non esserlo nell’aspetto esteriore." Elementi che ci fanno accostare la sua figura a quella di San Giuseppe Moscati - il medico di Napoli canonizzato nel 1987 - cui è dedicato il nostro sito.

C'è una frase in particolare del Dott. Urbani che è rivelatrice in proposito, scritta nel Natale del 1999: "In questi giorni ho ripetuto fino alla nausea che noi medici siamo privilegiati per l’opportunità che abbiamo di guardare e toccare le persone… e sederci in quella posizione eccezionale che è ‘accanto alle vittime’. Buon Natale."

Questa "vicinanza" all'uomo - come presenza che ridà dignità e sollievo - è così espressa dal Dott. Moscati l'8 marzo 1925, in una lettera ad un collega: "Il medico si trova poi in una posizione di privilegio, perché si trova tanto spesso a cospetto di anime che, malgrado i loro passati errori, stanno lì per capitolare e far ritorno ai principii ereditati dagli avi, stanno lì ansiose di trovare un conforto, assillate dal dolore. Beato quel medico che sa comprendere il mistero di questi cuori e infiammarli di nuovo."

"Salute e dignità sono indistinguibili nell’essere umano; il nostro impegno
è restare vicini alle vittime, tutelare i loro diritti, lontani da ogni frontiera
di discriminazione e divisione." (Carlo Urbani)

Prendiamo occasione dalla dedicazione a Carlo Urbani di una Scuola Primaria nelle Marche (a Casette Verdini, frazione di Pollenza, in provincia di Macerata), per contribuire a far conoscere la sua figura umana, professionale e spirituale, con l'aiuto della preziosa testimonianza della madre Maria Scaglione Urbani - raccolta dall'insegnante Elisabetta Nardi - e dal saluto rivolto dalla stessa madre agli alunni della scuola il 2 giugno 2004.

Le parole di Maria Scaglione confermano quel che si percepisce dagli altri elementi della vita di Carlo Urbani, come cioè lo si debba ricordare non solamente come il "medico della SARS", ma come uno splendido esempio di un'uomo che fin da bambino si è aperto ad un'orizzonte "senza frontiere", nutrendo il sogno di essere solidale con quanti sono vittime di situazioni ambientali sfavorevoli, vittime della malattia o della violenza, di tutto ciò che limita pesantemente l'esplicazione della propria dignità di persona umana così come Dio l'ha voluta.

Una Scuola Primaria dedicata a Carlo Urbani
a Casette Verdini (Pollenza, Macerata)

Uno dei tanti segni che mostra come la figura di Carlo Urbani colpisce e coinvolge sempre più persone e ambienti, è il fatto - che ci è stato segnalato - di una Scuola Primaria delle Marche che è stata a lui intitolata. E' quella di Casette Verdini, frazione di Pollenza, in provincia di Macerata. L'insegnante Fabrizia Claudi ha avuto l'idea di dare un nome al plesso scolastico. Facendo un sondaggio tra gli alunni, a cui sono state proposte varie figure, quella che più ha colpito i ragazzi è risultata essere quella di Carlo Urbani, cui hanno dedicato vari lavori di ricerca.

Scuola Primaria di Casette Verdini. A sinistra
l'Ins.Fabrizia Claudi, che ha proposto la dedicazione
della Scuola a Carlo Urbani. A destra la Sig.ra Maria Concetta Scaglione, madre di Carlo.

Ne è scaturita una proposta, e l’appello di questi alunni non è caduto invano ma è stato prontamente accolto dal Collegio dei Docenti, dal Consiglio d’Istituto, dall’Amministrazione Comunale di Pollenza e infine dalla Prefettura di Macerata e dal Centro Servizi Amministrativi di Macerata. Un sogno ora divenuto realtà.

Così sono state sintetizzate le motivazioni addotte dagli alunni per giustificare la loro scelta: "Siamo felici ed orgogliosi di intitolare la nostra scuola al Dott. Carlo Urbani perché:

La dedicazione ufficiale della Scuola a Carlo Urbani si è svolta il 2 giugno 2004, e in questa occasione la madre di Urbani - che come insegnante e preside ha conosciuto bene il mondo della scuola - ha rivolto ai ragazzi un messaggio, in forma di "favola", che riproduciamo qui di seguito.

La mamma di Carlo Urbani ai ragazzi
della scuola primaria di Casette Verdini, 2 giugno 2004.

"Vorrei raccontare ai ragazzi della scuola la bella favola di Carlo. Io penso che i ragazzi dalla televisione e dalla stampa abbiano già capito chi è Carlo e voi conoscete anche una poesia - scritta da un ragazzo come voi, Diego Federico Porfidi, che parla del medico Carlo e dice che va ricordato perché come medico ha fatto un grande lavoro. Allora io dico a Federico e a voi che vorrei che si cominciasse a pensare Carlo non solo come medico, ma come un ragazzo che come ognuno di voi è nato in un paese, è cresciuto, ha saputo costruire dei sogni e ha saputo realizzarli.

Io vi racconto la vita di Carlo come una bella fiaba. Voi direte che non è poi tanto bella visto che lui non c’è più... E’ vero, lui non c’è più, però ha vissuto la sua vita camminando come in una bella storia. E se dico che la fiaba è bella è perché la morale della favola ci insegna tante cose. Io adesso vi racconto che cosa era Carlo da ragazzo come voi, come è cresciuto, e poi vediamo che cosa vogliamo ricordare di Carlo.

Carlo è nato a Castelplanio, un paese piccolo di poco più di 3000 abitanti, è nato nel 1956, quando ancora nei paesi c’era ben poco. Però era tanto per i ragazzi: stavano fuori, potevano correre per le strade, potevano mettersi insieme per fare qualcosa. Era molto importante, il tempo della compagnia, del godere dello stare con i compagni di scuola, con gli amici.

Vi presento Carlo con questa immagine che senz’altro poi capirete benissimo: come un albero che ha le radici a Castelplanio, che cresce, che ha tanti rami e questi rami - crescendo - diventano sempre più lunghi, sempre più pronti a portarsi in paesi lontani, per abbracciare e fare unità.

Le radici di Carlo, come le radici di ogni pianta, dovevano essere nutrite. Che cosa ha nutrito quest'albero? Senz’altro l’amore in famiglia, l’affetto verso i suoi coetanei, le sue esperienze anche a scuola, tra i suoi compagni. Qui ne abbiamo uno, è Mauro Ragaini.

Il Dirigente Scolastico Prof. Francesconi (a sinistra) durante la cerimonia di intitolazione della Scuola di Casette Verdini. Al centro la madre di Carlo Urbani.

Altra radice importante è la fede. Lo sapete che cosa è la fede? La fede che veniva coltivata da Carlo, inizialmente correndo a fare il chierichetto. Qui ci sono bambini che fanno il chierichetto in chiesa? Carlo raccontava nel 2001 di queste sue corse a fare il chierichetto, ascoltando la voce del sacerdote. Avevamo allora un prete a Castelplanio, un sacerdote molto semplice: Don Dino, che raccontava la storia di Gesù in una maniera così essenziale ma bella che arrivava direttamente al cuore dei ragazzi.

In occasione della morte di Don Dino, nel 2001, Carlo era già in Vietnam. Da lì scrisse una lettera che era un ultimo saluto e nella quale lo ricordava semplice, essenziale. La religione di Don Dino arrivava direttamente al cuore dei bambini e Carlo precisò: "I suoi insegnamenti mi hanno seguito nel tempo".

Ecco le sue radici, queste radici ovviamente prendono anche dalla vita del paese cui partecipava attivamente. Io andavo a scuola, ero preside, raccontavo, facevo le gite, Carlo veniva quando poteva, tutto questo lo ha arricchito.

Questo albero cresce e ovviamente da Castelplanio i suoi occhi vanno oltre, conosce realtà più grandi. Quali realtà? Carlo da giovane partecipa all’associazione Mani tese, dei missionari saveriani, che donano il loro aiuto in quei paesi dei quali non si occupa la televisione. Se noi accendiamo la TV vediamo scene di guerra, ma non sentiamo parlare di quei popoli che in Africa muoiono non perché c’è la guerra, ma per denutrizione, non hanno cioè da mangiare e mancano le medicine essenziali, quelle che basterebbero per curare la diarrea, bambini che muoiono perché non sono considerati.

Carlo si affaccia a quella realtà penso attraverso i missionari saveriani. Dico penso, perché è ovvio che anche le letture che faceva lo portavano a considerare quei popoli lontani. Quest’albero cresce e i suoi rami cominciano ad abbracciare altri scenari, anche più vicini a noi, per esempio qui a Porto Potenza c’è l’Istituto Santo Stefano, ne avete sentito parlare?

Un istituto che ha dei disabili, dei diversamente abili. A Castelplanio si organizza una vacanza per questi portatori di handicap. Le scuole mettono a disposizione gli spazi per ospitarli. Gli amici, i coetanei di Carlo, i colleghi di Carlo respirano questa realtà e nasce il gruppo di solidarietà, formato per portare avanti i propri ideali.

Carlo diventa medico, un sogno che aveva fin da piccolo, giocando con l’orsacchiotto e poi facendo il medico nei giochi con i suoi compagni. Dopo la laurea in medicina sceglie di fare la specializzazione in malattie infettive e tropicali. Una scelta che faceva capire come Carlo volesse affacciarsi ad un altro mondo che è più lontano. E comincia a fare le missioni in Africa, dando le sue idee e suggerendo soluzioni. Portava in Africa con i suoi amici e colleghi le medicine che riusciva a raccogliere in Italia.

L'Ins.Elisabetta Nardi mostra alla Sig.ra Urbani
una serie di disegni dedicati a Carlo Urbani e realizzati
dagli alunni della Scuola Primaria di Pollenza.

Diventa medico di base a Castelplanio, poi medico all’ospedale di Macerata, ma Carlo desidera andare a vivere vicino a quei popoli più lontani. E così nel 1997 lascia l’Italia per un anno per andare a vivere in Cambogia, un paese che già era stato colpito dalla guerra e continuava a soffrire per le mine anti-uomo. Sapete cosa sono le mine anti-uomo? Quelle che esplodono ovunque lasciando mutilati bambini e anziani e chiunque vi passa sopra.

Al ritorno dalla Cambogia si capiva che il cuore di Carlo era aperto verso terre lontane e così nel 2000 lascia definitivamente l’Italia per diventare cittadino del mondo. Scriveva Carlo: "Per me andare a vivere all’estero è testimonianza di barriere abbattute". E questo mi sembra un linguaggio molto forte, molto importante. Oggi noi parliamo dell’allargamento dell’Europa, oggi si parla di globalizzazione. Barriere abbattute, Giorgio La Pira, siciliano come me, quello che è stato sindaco di Firenze, a questo proposito diceva: "Non dobbiamo considerare barriere neanche i mari ci possono dividere, anzi dobbiamo costruire ponti per unirci a tutta l’umanità".

Per altro consentitemi una cosa: quando Gesù nel Vangelo ci ha detto: "Vi lascio la mia pace", ma è quella pace che doveva essere distribuita all’intera umanità, non solo ai popoli del Nord o ai popoli del Sud, non ai ricchi o ai poveri, bensì a quella intera umanità di cui noi vorremmo sentirci fratelli.

Carlo va vivere in Vietnam ed era veramente il suo sogno. In una lettera al fratello Paolo, il secondo mio figlio, quello che ha curato il CD Rom che vedremo, scriveva: "Sono cresciuto inseguendo i sogni ed ora credo di esserci riuscito, ho fatto dei miei sogni la mia vita ed il mio lavoro".

Ecco perché io dico che la vita di Carlo va considerata come una bella favola. Ha fatto dei suoi sogni la sua vita, li ha realizzati. Così Carlo si era espresso in una delle sue lettere: "Ringrazio Dio, per tanto Amore, per avermi permesso tanto, cercherò di sdebitarmi, cercando di produrre germogli e frutti".

Molti ora si interrogano nel loro lavoro nel nome di Carlo, la madre in particolare, la moglie ed i figli, gli amici che fanno parte dell’associazione AICU (Associazione Italiana Carlo Urbani). Lo fanno per realizzare questo sogno di Carlo, cercando nel suo lavoro, nel suo ricordo di dare germogli e frutti.

E allora concludo rapidamente per i bambini: ricordate Carlo, ricordatevi sempre di Carlo Urbani, non solo come un medico, ma soprattutto come una persona che ha avuto sempre un sogno, quello di portare aiuto all’umanità più bisognosa, e che in questo sogno ha costruito la sua vita. Io auguro a tutti voi di avere un bel sogno da portare avanti, e di avere la forza che ha avuto Carlo per farlo divenire realtà. Grazie.


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Parte II

E-mail: moscati@gesuiti.it

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