Itinerario spirituale di Santa Scorese - 5 Giuseppe Micunco |
Lettere prima del Diario * Diario: fino agli esami di Maturità (1) * Diario: fino agli esami di Maturità (2) * Dalla Maturità fino alla fine del Diario (1) * Dalla Maturità alla fine del Diario (2) * Dalla Maturità alla fine del Diario (3) * Diario: dalla Maturità fino alla fine (4): Martirio d’amore * Lettere dopo il Diario
Il Diario - Dalla Maturità fino alla fine (4)
Martirio d'amore
Liturgia e vita della Chiesa. Nulli, infine (e potrebbe sembrare strano), i riferimenti ai tempi liturgici (51), ai grandi fatti e problemi della vita della chiesa. Può sembrare strano, ma penso che sarebbe come chiedere ad una persona riferimenti all'aria che respira, o se il suo cuore batte. Una conferma indiretta dell'attenzione che comunque presta a queste realtà l'abbiamo dai propositi che fa di evangelizzazione, di missioni, di preghiera in comune, che (l'abbiamo visto) non la entusiasmano quando diventano obblighi e schemi; Santa sa bene, però, che "ci sono momenti in cui bisogna pregare insieme, in comunione, perché la Chiesa e quindi Cristo è anche comunione e non solo individualismo e io sento anche l'esigenza della preghiera in comune, del confronto". Un'altra conferma, diretta, ci viene dai numerosi riferimenti che compaiono, invece, nelle Lettere, oltre che (è appena il caso di notarlo) negli Appunti presi in Corsi di esercizi, di giornate di spiritualità, meditazioni.
A parte i riferimenti all'Avvento (52) o alla Quaresima (53), è interessante quanto Santa dice a proposito del rapporto tra liturgia e vita (54) "A Messa, oggi, insieme al dolore si coglieva qualcosa che andava al di là delle sensazioni umane; la liturgia parlava di Gesù che si mostra agli apostoli ed era parlare di tuo padre di fronte al Signore, e della sua gioia nel poterselo guardare negli occhi. Credo proprio che ci sia gran festa in paradiso oggi... Oggi, a Messa, pensavo a come in effetti dovremmo imparare a vivere gratuitamente, senza far calcoli, senza legarci alle cose, senza attaccarci a ciò che siamo, alla nostra vita, perché la vita è qualcosa che Dio ti dà da tenere, da far fruttificare (come la parabola dei talenti) (55) e alla fine Lui ti chiede di ritornare alla Sua casa con il tuo guadagno: noi non ci apparteniamo!".
Come tante altre, sono parole che ci dicono come Santa vivesse già nel Signore.
In realtà, la minore attenzione che si riscontra nel Diario (ma non nella vita concreta) a elementi, diciamo così, esterni, si spiega col fatto che Dio Amore diventa sempre più l'Assoluto del cuore e della vita di Santa, per cui, mentre si fanno sfocati gli elementi esterni, sempre più si infittisce, invece, il dialogo interiore. Il Diario è ormai una confessio laudis: può ricordare le Confessioni di S. Agostino per l'intimità, l'abbandono, il pentimento per i peccati passati, la gratitudine per la gioia presente e questo nonostante, appunto, tutti i problemi di famiglia, di studio, del maniaco, perfino di vocazione e di esperienza ecclesiale e religiosa. Non è che il mondo non esista, ma perde, in fondo, di valore di fronte alla perla per cui ha venduto tutto, anche la propria vita.
Santa si considera già morta al mondo. Non nel senso claustrale-ascetico tradizionale di chi si isola da tutto: "Ho sempre sognato una vita normale sentendomi anche tanto attaccata ai miei e mi sono anche ribellata quando mi hanno preso in giro chiamandomi 'la suora', eppure eccomi qui a pensare anche alla possibilità di consacrarmi a Dio", ma non come "suora", appunto.
Non in un contemptus mundi, in un disprezzo delle gioie della vita di chi è solo spiritualità e preghiera; quanto, anzi, sa apprezzare persone e cose, la natura: "Il tempo è bello, c'è il sole e sembra davvero che sia giunta la primavera. Potesse essere così dentro di me!!"; o il desiderio di una passeggiata al mare: "Ho un grande desiderio che mi è diventato più grande vedendo il mio amato mare: farmi una bella passeggiata! Ma chissà quando sarà possibile!! Chissà se non devo cominciare a pregare anche per questo! Mah!!!".
Non nella mistica di un annichilimento per essere con Cristo; Santa è morta al mondo nel senso che è già con lui: anzi è in questo, a mio parere, l'originalità della sua vocazione, in un amore, cioè, che la fa una cosa sola con Dio Amore; come gli sposi diventano una sola carne, così avviene per lei e il Signore: "Stamattina facendo meditazione ho capito quanto devo far scendere la Parola al cuore e non lasciarla alla mente e quanto ho bisogno di vivere in Cristo, quanto ho bisogno di essere il 'mimo' di Gesù (come dic S.Paolo) (56), di far vivere Lui in me (57) e mi sono impegnata a farlo calare di più nella mia esistenza. Gesù è dentro di me, lo sento, ma ha bisogno di spazio per crescere, ed io devo, voglio faglierlo, ma per far ciò devo vivere la croce, e questo mi costa. Allora, Gesù, ti chiedo di darmi la capacità di morire e di far vivere Te. Ti chiedo di darmi la vista perché io veda già stando sulla croce, attraverso la croce, la resurrezione (come mi diceva don T. l'altro giorno). Che sappia, Madre, essere pronta, come te, a dare la vita, la più intima per Gesù, a soffrire per e con Lui, a saper cantare sempre il mio Magnificat perché sempre il Signore fa grandi cose per me (anche e forse soprattutto quando non me ne accorgo)! E grazie per tutti quelli che mi hai fatto incontrare nella vita perché ognuno è un dono (anche chi non mi piace!!!)".
In questo senso sempre, credo, vanno intese alcune sue espressioni nel Diario, che dicono come ella viva già il martirio per il Signore, un martirio a cui manca solo l'estremo sigillo del sangue (58):
"È stato uno di quei momenti in cui lo spirito trova pace, ma nello stesso tempo sussulta di gioia, perché prova la gioia piena che è solo in Dio. Credo che fino ad ora ce ne siano stati pochi di momenti come questi e la cosa più bella è stata consegnare le chiavi del mio cuore e della mia anima al Signore. Non lo avevo fatto o se lo avevo fatto era stato giusto per fargli fare una vacanza, ma domenica ho guardato in fondo in fondo e mi sono abbandonata a Lui, che disponga secondo la sua volontà della mia vita".
"Non pensavo (e partivo col piede sbagliato) che avrei sofferto tanto in questo momento che ho scelto Lui e invece è subito che devo cominciare a prendere la mia croce ed amare Gesù nel mio stesso dolore prima che in quello degli altri".
"Di fronte a questo Dio che ti ama così e sa veramente e risponde a tutte le tue necessità come puoi non sciogliere il tuo cuore e amarlo a costo di morire per lui?".
"Vieni e seguimi" mi hai detto ed io ho risposto. Mi sono fidata ma non ho capito che dovevo seguire la tua croce, il tuo abbandono, il tuo dolore... Tu mi hai chiesto di amarti fino in fondo, fino sul Golgota ed ho paura. Signore dammi di sceglierti ogni giorno, ogni attimo come la mia roccia, il mio tutto. Dammi di amare Te e di far morire me, la mia logica, la mia voglia di avere risposte. Signore, anche nel dolore più profondo che è nel mio cuore, ti riscelgo, ti ripeto il mio sì. Voglio abbandonarmi, perdermi in Te".
"Guarda un po' come sto cambiando! Io fino ad un mese e tre giorni fa non ero in grado di morire a me stessa per me stessa ed ora sono pronta a dare la mia vita per Cristo, per l'Immacolata, per C.! Veramente il Signore mi sta amando con amore di predilezione!".
"In certi momenti mi vengono dei dubbi, mi sento come G.A., ma ciò succede quando guardo per terra e sento che devo alzare lo sguardo verso l'alto, che se il Signore mi chiama è perché io stia nel mondo ma non sia di questo e perché vuole che io stia soprattutto con Lui e poi sia per Lui! Allora ecco che ti chiedo, mio Dio, di darmi di esserti fedele e di essere pronta a morire a me stessa perché tu venga lodato ed esaltatato per la Tua potenza e immenso amore. Chiedo a Te, Madre, di darmi la fortezza che tu hai avuto all'Annuncio dell'angelo, ai piedi della croce e dopo e ancora fino ad oggi e domani e sempre che io sia capace di imitarti e di saper vivere solo e soltanto per il mio Signore e così portarlo attraverso te a tutti gli uomini".
"Solo a Lui ho dato la possibilità di gestirmi come vuole anche se il mio io si ribella, ma so che questo prima o poi dovrà tacere per sempre. Solo a Dio ho permesso di prendermi tutta perché Dio è Libertà".
"Sono qui per ricominciare, Signore, per essere nuova ogni giorno davanti a Te, pronta a perdermi in Te e nei tuoi pensieri e non nei miei. Voglio ricominciare, ma sul serio, per essere nuova ai tuoi occhi, cancellando tutto il mio sudiciume passato! Io ho tutta la buona volontà per ricominciare. Tu ci stai? Ah! So bene che eri lì da due giorni, ma che dico, da sempre ad aspettare che mi guardassi dentro e ti dicessi che sono un vermiciattolo, pronta però a ricominciare. Però, ami davvero tanto la natura e ami una bestiolina come me!! Continua a lavorarmi e chissà che non ottenga ciò che vuoi io diventi!! Quando ho detto a S. che so bene quanto dovrai ancora lavorare con me, mi ha detto che darò ancora molto fastidio a Te e agli uomini. Che caro!! Però, vedi, lui è una delle poche (in tutto sono 2 o 3) che mi capisca al volo e mi conosce bene e quindi devo dire che ha ragione. Buon lavoro!!!".
"Aprimi il cuore e dammi di amarti come più desideri che ti ami. Quando ho deciso di mettere te al primo posto nel mio cuore ti ho detto anche, Signore, che se la missionarietà non fosse stata la mia strada io sarei stata pronta a cambiare, facendo però ciò che vuoi Tu, per servire te e non Satana. Ebbene, sono disposta, mio Dio, a fare ciò che vuoi Tu, costi quel che costi. Dio, ora che ho parlato con te, mi sento meglio. Tu vuoi che noi siamo felici nella tua volontà e allora che io lo sia. Ti amo Dio, mio Creatore e mio Signore, che tu sia l'unico mio padrone!!!!".
"Di sicuro non avevo messo bene a fuoco il fatto di dover o poter offrire sofferenze, dolori fisici e perfino la morte al Signore... Ora capisco che è anche sbagliato avere paura di dare la propria vita, inteso nel senso più attivo della parola (giovinezza, esperienza, piaceri, ecc.), ma forse si dovrebbe avere paura di dare la vita nel senso reale, cioè con la morte. Quante volte il Padre ci parla di Padre Kolbe, ma non mi era entrata proprio dentro la sua esperienza: offrire la vita per Cristo".
"Non l'ho ancora imparato, ma qualche volta riesco a vivere bene l'attimo presente come se fosse l'ultimo (59). Sto imparando a soffermarmi di più anche la sera, facendo l'esame di coscienza perché penso: "E se fosse l'ultima notte che ho per vivere? Se morissi durante la notte?".
"Mi chiedo quanto sia disposta a lasciare tutto, ma veramente TUTTO per Gesù... "L'attirerò nel deserto e parlerò al suo cuore" (60).
(Santa Scorese). |
Sono arida, mi sento nel deserto, ma sento che il Signore vuole, sta parlando al mio cuore. Dio, che io ti sappia ascoltare!! Vorrei avere il cuore libero di amare solo Lui per fare esperienza del suo amore e poterlo annunciare agli altri. E invece sono qui nel mio letto a guardare tutta la mia incapacità e la mia povertà, senza nemmeno poter offrire la mia vita, che è l'unica cosa che mi rimane... o forse nemmeno questa".
"Gesù è dentro di me, lo sento, ma ha bisogno di spazio per crescere, ed io devo, voglio farglielo, ma per far ciò devo vivere la croce, e questo mi costa. Allora, Gesù, ti chiedo di darmi la capacità di morire e di far vivere Te. Ti chiedo di darmi la vista perché io veda già stando sulla croce, attraverso la croce, la risurrezione".
A queste si possono aggiungere anche alcune espressioni tratte da Lettere di questo periodo:
"Quando l'ho scelto non ho messo dei 'però' o dei 'ma', ma ho detto il mio sì senza condizioni e senza ripensamenti" (61).
"Insomma avrai certo capito che sono disposta a tutto pur di seguire Cristo" (62).
"Questo è un momento di grande prova e so che il Signore la sta permettendo perché io impari a fidarmi solo di Lui e impari a capire che la mia vita non mi appartiene e che devo vivere intensamente tutti i momenti come se fossero gli ultimi" (63).
"Ho vissuto un periodo duro, ma che mi ha portato anche delle grazie. La morte o il pensiero di questa non mi fa molta paura e anche la sofferenza, beh! cerco di viverla in funzione di questo Dio che nonostante tutto continua ad amarmi. Sapessi quanti salti il Signore mi sta chiedendo! e quanti tagli!" (64).
In una meditazione sulle Beatitudini (65) Santa aveva scritto: "Si ricambia l'amore di Dio soffrendo. Si salvano i fratelli soffrendo. L'insegnamento che ci ha lasciato il padre Kolbe, guardando Cristo e l'insegnamento della Vergine ai piedi della croce; il padre Kolbe ha detto che la consacrazione è uno stato di vittima con intenti apostolici. Stato permanente di vittima vuol dire stare sempre sull'altare".
In una annotazione (dell'8 marzo 1991, a otto giorni dalla sua morte) scriveva: "Dobbiamo metterci nell'atteggíamento di Gesù, di chi, anche nelle difficoltà, ha il coraggio di abbandonarsi totalmente al Padre: "Non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu".
L'unica cosa che potremmo dire è che se Cristo è il modello per tutti, va seguito fino in fondo anche annullando se stesso fino in fondo. È un annullare se stesso per fare posto al Padre per una scelta di amore. Ci si annulla, si muore per fare spazio al Padre perché questo progetto d'amore possa avere un seguito". Il Signore l'ha ascoltata.
Il martirio di Santa è soprattutto e prima di tutto in questa totale, radicale, assoluta (fino alla morte) 'testimonianza' a Dio Amore. La parola di Paolo "voi siete morti, e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio" (66), Santa l'ha vissuta sempre più pienamente fino alla totale adesione ad essa. La sua morte violenta è solo l'estremo atto di una vita che è già martirio. Peraltro, chi non si sarebbe tutelato maggiormente sentendosi (e Santa ne aveva piena consapevolezza) in pericolo di vita? chi non avrebbe almeno allentato il ritmo delle uscite per la Messa, per gli incontri con le missionarie, per le attività in parrocchia, per l'assistenza ai poveri? o chi, almeno, con la sua sensibilità, non si sarebbe fatto maggiore scrupolo del fastidio che arrecava a chi doveva accompagnarla (un fastidio che le pesa e che annota anche nel Diario) (67).
Lei sapeva bene che l'unione con lo Sposo veniva prima di ogni altra cosa e non si preoccupava del fatto che gli altri non se ne rendessero conto o non la vivessero con la sua stessa intensità: "Come fai - scrive in una lettera (68) - a spiegare che Dio si è innamorato di te e tu di Lui e vuoi corrispondere al Suo amore? Come non esiste una spiegazione all'amore umano, tra un uomo e una donna, tanto più non ci può essere spiegazione all'amore di un Dio per una tapina come me. Sai, non riesco neanche io a capire come Lui possa amarmi di un amore così grande e speciale e unico. Conosco bene i miei limiti e Lui li conosce ancor meglio di me e proprio per questo è un tipo speciale: mi ama così come sono. Sapessi quanto sono cambiata e adesso capisco che ciò è avvenuto perché Dio mi ha amata per primo e da sempre e perché ha avuto la pazienza di aspettare, di farmi la corte nonostante il mio carattere e il mio desiderio di vivere autonomamente, anche lontano da Lui. Ma quando ho capito quale grande avventura mi proponeva non ho resistito!" (69). Non c'è moralismo nel suo comportamento, o intento di insegnare agli altri, ma solo il fermo proposito, come lei dice, di "essere", comunque.
La penultima pagina di Diario non è una pagina di preoccupazione per la sua vita, sempre più in pericolo, o per i suoi genitori, o per gli altri (per tutti, peraltro, conserva una attenzione e un affetto indefettibili), ma una pagina (ormai la più nota) di altissima contemplazione e di mistica, commovente, unione: "Vorrei vivere come un giglio (70), godere dell'abbondanza che dai, del caldo sole dell'estate, delle prime piogge di autunno, del gelo dell'inverno e del canto degli uccelli di primavera! Vorrei essere una vela che solca i mari, gli oceani, che si perde completamente nella Tua immensità. Vorrei avere le ali di un'aquila e spiccare voli sempre più alti verso Te, che sei l'altissimo e non accontentarmi delle basse quote. Vorrei essere musica che giunge ai tuoi orecchi e portarti la gioia. Vorrei, vorrei... quante cose vorrei essere, ma io sono quella che sono e sono quella che Tu hai voluto. Mio Signore, allora, accoglimi tra le tue braccia tenere di Padre, di Fratello e di Sposo e dammi di esser per te e solo così sarò giglio, vela, aquila, musica perché Tu sei tutto questo. Canto la gioia di averti incontrato, di essere amata, desiderata da te... Dio di Misericordia, di Perdono, di Pace e di Gioia, Ti amo!!!".
Ed è giustamente alla conclusione del Diario. Credo che poi non l'abbia più continuato perché era giunta alla pienezza, al massimo, se così si può dire, della comunicazione, e quindi della funzione del Diario stesso. È come se nel dialogo d'amore cominciato nella prima pagina con G.A., di più non potesse dire, perché aveva raggiunta la piena unità nello Spirito.
Il tempo che viene dopo il Diario (che si può forse valutare dall'ultima pagina, in cui ricominciano dolori e gioie, dubbi e slanci d'amore) sarà stato come quello ordinario dopo la Pasqua e la Pentecoste. Non ordinario nel senso del mondo, ma ordinario nel senso liturgico, di una vita quotidiana vissuta nella pienezza della luce del mistero pasquale, luce per la quale ogni giorno è pasqua, e quindi mistero di passione e di gioia, di morte e di risurrezione. Sono continuate le persecuzioni, di cui Santa ha sentito per un po' il peso, e a cui, poi, non ha dato più importanza, come accettando ormai (ma pur prendendo sempre le umane, possibili cautele) tutte le conseguenze di una scelta radicale d'amore: "costi quello che costi", aveva scritto nel Diario. E il Signore l'ha presa in parola.
Il dispiacere che Santa ha espresso dopo che è stata colpita a morte (se consideriamo quelle che sono state tra le ultime parole da lei pronunciate: "Ho 23 anni, non posso morire così!") non sono da considerarsi le parole di chi teme la morte ed è ancora attaccato al mondo, ma di chi, arrivata a vivere nel mondo l'Amore come lo viveva lei, non vedeva perché questo dovesse così presto e così violentemente interrompersi.
Anche noi non comprendiamo perché il Signore nel suo infinito mistero d'amore abbia permesso questo, non ci abbia permesso di godere più a lungo della sua presenza. Certo, ci ha permesso di apprezzare maggiormente i doni di cui ha colmato Santa, di apprezzare maggiormente la totale radicalità dell'amore che Santa ha avuto per Lui, e di farlo maggiormente fruttificare. Il seme doveva cadere nella terra, perché potesse portare frutto. Il sangue di Santa doveva diventare seme di nuova santità. Almeno lo speriamo per noi. Ogni altra ragione è nascosta, agli occhi nostri, in quell'Abisso d'amore che si può solo provare, non dire.
Lettere dopo il Diario
Dalle Lettere scritte dopo la conclusione del Diario si ha una conferma circa le considerazioni fatte prima. Santa dà l'impressione di rientrare sempre più nell' "ordinario", come lo abbiamo inteso, conservando sempre, cioè, un'altissima tensione spirituale, una unione sempre più profonda e intima con il Signore, fino a perdersi in Lui, pur nelle attività di tutti i giorni, qualunque cosa faccia. Ordinario non significa assolutamente tranquillità e passività: Santa è sempre la stessa, "ribelle, anarchica" (71), come si autodefinisce, litiga con il nuovo parroco... Ordinario non significa nemmeno disprezzo delle cose belle della vita: ancora esprime il desiderio di una bella passeggiata al mare...
Sembra anche fare maggiore attenzione a fatti a cui ne aveva dedicata poca nell'ultimo periodo: è più attenta allo studio e agli esami da affrontare; vive con premura e trepidazione la maternità della sorella; segue un corso di volontariato a Palo, visto "il male che c'è intorno". Tutto questo perché la sua unità con il Signore è ormai, si può dire, al sicuro: si rimprovera sempre di limiti e infedeltà, ma risceglie il Signore sempre, vive ormai per lui, di lui, in lui.
È per questo, anche, che definitivamente, dopo un ultimo tentativo, abbandona del tutto l'idea di seguire la strada delle Missionarie dell'Immacolata "P.Kolbe". Aveva in un primo momento chiesto di seguire l'anno di formazione (72), ma chiedendo di poter rimanere a casa e proseguire negli studi e nelle attività varie, continuando a fare riferimento alla Casa dell'Immacolata di Bari.
Anche qui, peraltro, si era sentita a disagio, venendole affidato un incarico di responsabilità: preferirebbe tornare a vivere le "giornate" come semplice simpatizzante, piuttosto che dover gestire catechesi o liturgie da "missionaria" ("come faceva Carmencita").
Ma, infine, grazie anche all'aiuto del suo padre spirituale Don Tino, si è resa conto che non era la sua strada. Da questo momento partecipa anche più vivamente alle attività dell'Azione Cattolica pur senza aderirvi formalmente: non solo a quella del suo paese; partecipa anche a un Convegno diocesano (cfr. Altri Scritti, p. 271); la sera in cui fu uccisa tornava con gli amici da un incontro di catechesi dell'A.C.
In un una lunga appassionata lettera a Carmencita (73), che considera, e considerererà sempre, sua vera madre nella fede, cercherà di spiegare le ragioni della sua scelta di non proseguire sulla strada della consacrazione presso le Missionarie dell'Immacolata.
Sono le ragioni dell'amore, di un amore che non ha più bisogno di mediazioni, di un amore ormai totalmente indiviso, che non attende se non la piena consumazione nell'abbraccio del Signore. Santa ha fatto sue le parole del Cantico dei cantici:
"Mettimi come sigillo
"Trovai l'amato del mio cuore; (Cantico dei Cantici 8,6; 3,4). |
Note:
60. 0s 2,16.
61. Lettera del 29 aprile 1988 a Bruna Casali.
62. Lettera del 3 giugno 1988 ad Anna Marzano.
63. Lettera del 15 ottobre 1988 ad Anna Marzano.
64. Lettera del 5 dicembre 1988 ad Anna Marzano.
65. In Altri scritti p. 270.
66. Col 3,1
67. Ne parla anche più ampiamente nella Lettera del 3 marzo 1989 a Luisa Guglielmi.
68. Lettera del 3 giugno 1988 ad Anna Marzano.
69. Sembra di ascoltare le parole del profeta Geremia: "Mi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato sedurre" (Ger 20,7).
70. Santa ha appena citato, come già altre volte, il passo di Matteo sui gigli dei campi e sulla Provvidenza (Mt 6,25 sgg.).
71. Lettera del 14 novembre 1989.
72. Cfr. Lettera alla Direttrice generale delle Missionarie dell'Immacolata "P.Kolbe", dell'8 dicembre 1989.
73. Lettera del 21 febbraio 1990.
Parte quarta |
"Orizzonti dello Spirito" |