Il diario di Santa Scorese:
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[Testo pubblicato nella prima edizione del Diario di Santa Scorese - 1997] |
Coordinate fondamentali -- Carteggio d'amore -- Maria: madre e modello -- La scelta sofferta
Non "fare", ma "essere" per Gesù --
Discernimento interiore --
L'aspirazione alla santità -- Il martirio
La scelta sofferta
È riflettendo sulla vita esemplare della Madonna, "Madre pronta a tutto, a morire a se stessa per suo figlio e quindi per noi", che Santa si chiede: "se Dio avesse scelto me, avrei saputo dire il mio sì come ha fatto lei? Non lo so. So solo che Tu mi chiedi qualcosa, ma che non riesco a capire" (15 agosto 1986).
È consapevole che lei continua "a dire imperterrita i suoi: sì, però" e che invece "deve dire sì totalmente", ma confessa a se stessa: "È facile dirlo! Io che sono così attaccata alle cose materiali, ai miei progetti, come faccio a scegliere Dio come mio tutto? Quando il Signore si mette una cosa in testa!!!" (17 agosto 1986).
Non le resta che pregare: "Ti chiedo, Padre, di darmi tutta la forza per andare avanti , ma soprattutto di dire di sì a te sempre con gioia, anche se questo potrà costarmi fatica e rinuncia. Voglio essere docile alla tua volontà" (12 ottobre 1986).
[Santa Scorese, 16 novembre 1986] |
Ma Dio non le concede tregua e lei, come un’ "ossessione", sente di essere chiamata a far delle scelte che potranno influenzare tutta la sua vita futura. "Il guaio - aggiunge - è che non riesco a vedere chiaro in me e quando riesco a farlo ho paura di conoscermi per quella che sono, allora evito... Sono troppo egoista e in questo momento non mi accontento di nulla. Ho la coscienza che Dio è qui con me a soffrire con me, ma non riesco a capire il suo amore: non riesco nemmeno a confessarmi. Sento che sto cambiando, ma non riesco a capire se in bene o in male. Sembra tutto così buio! [...] in questo momento vorrei soltanto avere tanta tranquillità dentro e sentirmi bene con gli altri e soprattutto scegliere bene cosa fare della mia vita perché venga impiegata nel modo migliore, qualunque esso sia" (4 novembre 1986).
E quando qualcuno le pronostica la vocazione "al 70%", lei rimane spaventata ma nel contempo è indotta a "pensare ancora di più alle scelte da fare" e a chiedersi se consacrarsi a Dio è la cosa che più le preme fare. Per il momento conclude: "Io ora non devo pormi il problema di diventare missionaria o focolarina, ma prima di tutto se scegliere Dio come compagno per tutta la vita cercando di rimanergli fedele. Secondo me l’importante è dire sì a Te e poi tutto il resto diventa relativo. Certo io vivo l’ideale di Chiara e sento che mi sta entrando dentro ed è difficile ormai non vivere secondo l’ideale dell’ Unità, però anche l’ideale dell’Immacolata sto cercando di vivere" (8 novembre 1986).
Titubanze, dubbi, esitazioni: dibattuta tra il forte richiamo della vocazione e un senso di insufficienza a fronteggiare l’impegnativa scelta, Santa ha però Gesù e Maria come un’unica certezza e conforto: "Ho fatto un patto con Gesù: di continuare a combattere con Lui, ma che cercherò di opporgli meno resistenza per abbandonarmi di più a Lui... In effetti io devo imparare ad abbandonarmi di più a Gesù, ad aver più fiducia in Lui e credere che non mi tradirà mai. Inoltre devo imparare a riconoscere i volti di G. A. [Gesù abbandonato] e amarlo. Se non imparo ad amarlo nei miei dolori come potrei capire i dolori degli altri?... E poi devo pensare anche alla Desolata!" (16 novembre 1986).
Non è facile decidersi. Anche perché la vita continua a prospettarle diverse scelte di vita. "Ho scoperto cosa significa essere amati da qualcuno - scrive il 7 dicembre 1986 - e posso dire che è una sensazione bellissima... Questo mi porta a rivedere un po' cosa veramente desidero nella mia vita. Sto pensando che mi piacerebbe tanto avere un uomo da amare, dividere tutta la vita con lui, condividendo con lui l’ideale. Credo infatti che se facessi la scelta di dono totale della mia vita a Dio sarebbe per me molto difficile essergli fedele non tanto nei fatti quanto con i pensieri. Forse Dio mi sta permettendo di fare certe esperienze per darmi la possibilità’ di scegliere bene". E conclude: "Sono convinta che qualunque sia la volontà di Dio, me la farà conoscere...". Di fronte a questi ondeggiamenti, però, Santa non può fare a meno di stigmatizzarsi: "Che pasticciona che sono!!".
La sensazione di sentirsi sola a dover scegliere non soltanto non la deprime, ma è considerata una condizione perché, scrive, "Non esiste vera conoscenza di Dio che non nasca nella solitudine di un deserto e non maturi tra le difficoltà della prova". In Santa si va facendo strada la convinzione che fare esperienza di Dio comporta il coraggio delle scelte e che "la vera soluzione del problema sta in una radicale inversione di rotta: passare dalla ricerca dell’essere amati alla scelta di amare in modo adulto e il più possibile disinteressato".
È il comandamento più difficile, quello di amare gli altri in modo totale e disinteressato e Santa si considera impari a questo mandato. Tra l’imperativo dell’amore e la sua supposta inadeguatezza ad amare, tra un dover essere ispirato all’ideale ed un essere conformato ad un reale inaccettabile si colloca l’insoddisfazione e il travaglio della giovane. "Non riesco a vivere bene l’ideale e mi sembra quasi che il mio prossimo non esista. Non riesco a trovare delle ragioni valide a giustificare tutto quello che faccio. Anche lo studio mi sembra vuoto... Ma il problema non è tanto questo, quanto quello di non essere serena dentro, di lasciarmi prendere troppo dalla ragione, anziché vivere col cuore.
Mi sembra di stare tornando la vecchia Santa che non conosceva l’ideale. Sento che non devo lasciarmi andare, ma che ho bisogno di rinsaldare i rapporti con Dio e riscoprire Amore. Mi sento tanto limitata, piena di pregiudizi e giudizi riguardo alle altre persone. Sento anche che non riesco a costruire una vera unità con tutte le Gen. [...]
Comunque secondo me devo trovare prima di tutto un buon rapporto con Dio, essere pronta io, in prima persona, a dirgli dì sì, a risceglierlo ogni giorno e poi preoccuparmi degli altri, perché sennò vedrei solo la pagliuzza nell’occhio dell’altro senza vedere la mia trave" (16 aprile 1987).
In questo stato di "paranoia", come lei lo definisce con termine tipico del gergo giovanile, Santa continua a non trovare una motivazione valida per studiare. Nondimeno si propone di compiere il suo lavoro "così come lo ha fatto Maria nella sua umiltà e semplicità. Anche se il suo lavoro non sarebbe stato ricompensato degnamente Lei lo ha compiuto lo stesso e così voglio fare io".
Gli esami di maturità le procureranno qualche dispiacere e una non celata delusione. Ancora durante gli esercizi spirituali che pratica a Borgonuovo di Pontecchio Marconi, ella ribadisce: "Una cosa mi risulta chiara (più o meno) ora e cioè che il mio posto, almeno per adesso, non è qui e che Dio vuole altro da me. Forse un giorno potrò finire qui o in un Focolare, ma per adesso fare la volontà del Padre per me è studiare all’università e vivere bene l’Ideale nell’ambiente in cui mi trovo". (15 luglio 1987)
Nell’estate del 1987 Santa si trasferisce con la sua famiglia a Palo del Colle, il paese nativo della madre. Sono pochi chilometri dal capoluogo, ma adattarsi ai nuovo ambiente non è agevole.
Verso la metà di ottobre qualcosa comincia a cedere in lei. Il 16 ottobre 1987 si reca dalle missionarie per informarle che ha deciso di non voler far parte della Milizia, che ha optato per il Movimento dei Focolari e che non sceglieva questo o quel movimento, ma Dio e Dio soltanto, al di là delle amicizie, delle simpatie.
su invito del Signore... La traversata non sarà facile, ma la sua risposta all'Amore sarà crescente e senza ripensamenti. [Foto: Egidio Ridolfo s.j.] |
Aggiunge: "Ho detto però anche che ritengo che Maria sia alla base dell’Ideale Gen e che la vita di ognuna di noi deve essere la vita di Maria, ma che preferivo solo cercare di essere Maria, ma non di farla conoscere così come fanno loro. La cosa che ho aggiunto poi è che io scelgo l’ideale Gen perché mi è più conveniente, si confà di più al mio carattere. Io non amo parlare agli altri dei miei sentimenti e tantomeno di Dio o di Maria".
Ma subito dopo ripensa alle sue parole e annota sul diario: "Come posso io che sono consacrata a Maria accettare di conoscerla, di vivere come Lei, con Lei, ma di non farla conoscere usando le parole? Del resto quello che mi dico è questo: non mi piace parlare alla gente? Bene, è proprio questo che dovrò, con umiltà, imparare a fare perché non è giusto fare solo ciò che ci piace (vivere solo il Vangelo o cantare nei complesso con le Gen), ma buttarci fuori di noi stessi e amare così gli altri. Del resto se si è pieni di Dio, dello Spirito Santo, non si parlano, forse, anche le lingue che non si conoscono? Mi riferisco al Vangelo.
Credo che il Signore e l’Immacolata mi stiano ponendo di fronte ad una scelta, che stiano chiedendomi la via del servizio, ma vero, agli altri. E assurdo! Se penso che ero andata a Palese così sicura, convinta, pronta a sfidare il mondo perché volevo appartenere solo all’Opera di Maria e invece ora forse è proprio Lei che mi chiede di tagliare con tutto ciò che è comodo, piacevole per imparare ad essere più umile, e imparare il distacco dalle cose che sembra che amiamo per Dio, ma lo facciamo solo per il proprio io.
Sì, credo che questo senso di insoddisfazione che mi porto dietro da questa estate e quindi anche durante e dopo il congressino sia dovuto al fatto che io stavo con le Gen, cercavo di vivere l’Ideale non per Gesù e basta, ma prima di tutto per me.
Non so bene cosa farò... La cosa più importante è tenermi stretta a Gesù riconoscendo che questa situazione, questa incertezza è un volto di G. A. [Gesù abbandonato] e devo amarlo. Cercherò, anche se dovesse costarmi cara, di fare comunque la volontà del Padre" (18 ottobre 1987).
Santa si va arrendendo all’idea che il Padre ha un progetto per lei, ma non le è chiaro il tipo. Il dilemma "Gen / milite" a momenti le pare ridicolo. D’altro genere sono le prove alle quali è sottoposta. "il Signore mi sta davvero limando!", si ripete. E riflette sui fatto che il signore dell'ospizio da lei conosciuto, morto in luglio, nell’ultimo periodo della sua vita invocava il suo nome.
"Questa vicenda mi spinge a pensare che sono anche, forse, stupidi tutti i problemi che mi pongo: Gen o milite etc., che sono solo sigle, ma l’importante, al di là di tutto, è amare, ma amare per Lui e solo per Lui.
L’amore non ha barriere, etichette, ma è l’amore e basta, che ti entra dentro e che è così caldo che devi trasmettere per forza il suo calore a chi ti vive accanto. Probabilmente questo è un momento di grazia particolare per me, ma sento che ancora una volta devo buttarmi ad amare, ricominciare proprio morendo a me stessa.
Sono sicura che Maria è stata sempre piena di Dio perché ha sempre amato, perché si è annientata in Lui e ha vissuto solo per amore Suo. Allora posso cercare di essere una piccola Maria sicura che Lei anche mi è compagna, Madre, amica e che mi ama e forse qualche volta ride del mio modo di essere, di agire, ma in fondo... mi vuole un gran bene!" (22 ottobre 1987).
Il 13 novembre 1987 comincia a frequentare le lezioni all’università, facoltà di Medicina. "Mi propongo di fare bene il mio dovere fino in fondo", scrive. Sente una grande responsabilità su di sé, anche per i sacrifici che i genitori devono affrontare per comprare i libri. "Ora ho scelto questa strada e devo cercare di percorrerla nel miglior modo possibile e nel minor tempo possibile, non solo per me, ma anche per i miei genitori. Penso che sarebbe una cattiveria non far bene il mio dovere sapendo che c’è chi fa dei grossi sacrifici per me". I propositi sembrano fermi e Santa si mette di buona lena al lavoro. Ma non passa che qualche giorno e lei si dichiara "frastornata o come si direbbe... in crisi!".
Il 17 novembre 1987 scrive: "Tutto è cominciato da domenica e anche forse da qualche giorno prima. Sono stata alla giornata di preghiera alla Casa dell’Immacolata e mi sono rimessa in discussione davanti a Dio. Ho sentito Dio che parlava al mio cuore in un modo diverso, in quel modo che ho sempre cercato di evitare di ascoltare, ma era impossibile domenica non sintonizzarsi sulle onde di Dio e di Maria. Come non mai ho sentito quanto fosse importante Maria nella "mia" vita, come donna, compagna, Madre e modello. [...]
Credo che fino adora ce ne siano stati pochi di momenti come questi e la cosa più bella è stato consegnare le chiavi del mio cuore, della mia anima al Signore. Non lo avevo fatto o se lo avevo fatto era stato giusto per fargli fare una vacanza, ma domenica ho guardato in fondo in fondo e mi sono abbandonata a Lui, che disponga secondo la Sua volontà della mia vita".
Pensa di cambiare facoltà universitaria. È indecisa se iscriversi a Filosofia o a Scienze biologiche. Non esclude nemmeno di trovarsi un lavoro.
"Però tutto sommato questa è una vera e propria sfida che io gli lancio per non prendermi le mie responsabilità, ma davvero non so cosa fare. Penso che comunque il Signore se vuole qualcosa la ottiene ed anzi sono io, Padre, che ti chiedo (anche andando contro la tua naturale inclinazione) di usare violenza su di me se vuoi qualcosa e se io non so decidermi.
Una cosa ho scoperto: che Dio è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi. Sento come ora, nonostante il trambusto che c’è dentro, la tua presenza dona tranquillità e fiducia, fiducia che non sono sola, che Lui mi ama comunque, anche con i miei limiti e sento anche la necessità di risceglierlo ogni giorno come la cosa più importante per me, per la quale vale la pena di lottare, soffrire e morire.
Però, se penso a Dio, misurando quello che fa con il metro umano, mi sembra addirittura che eccede nell’essere misericordioso e Amore. Forse il Suo amore è troppo infinito. Noi riusciamo solo a sciupare questo dono, con i nostri limiti, con le nostre miserie, con le nostre piccolezze. Sì, mi sento misera, gretta, un nulla se penso che il Signore mi ama dell’amore che ha nutrito anche per i Santi (già per il fatto che ha voluto che nascessimo sulla stessa terra e nello stesso modo) e che vuole che io diventi santa" (17 novembre 1987).
Intanto comincia a vivere un periodo molto intenso come attività nell’ambito della Milizia. Anzi, "Alla Casa dell’Immacolata mi sento a casa mia e in essa mi muovo liberamente perché soprattutto colgo la semplicità dello stile di vita che si addice molto al mio" (11 dicembre 1987).
Il capodanno 1988 lo trascorre a Borgonuovo di Pontecchio Marconi "per stare sola con Dio e sotto la protezione continua di Maria". È una esperienza che definisce "molto bella" nella nota del 6 gennaio 1988 e che ai suoi occhi sembra aver segnato "un punto importante della sua storia".
"Non che abbia deciso di partire missionaria, ma perché anche come cristiana esperienze così ti aiutano. Questa esperienza mi ha aiutata certamente a capire meglio me stessa e il mio rapporto con Dio e soprattutto a vedere quale ruolo ha Maria nella mia vita. [...]
Sento che Dio mi chiede qualcosa di più dell'essere una semplice milite, ma non riesco (o non voglio) capire se vuole veramente che io diventi missionaria. La mia è certo paura di affrontare un certo tipo di vita o meglio una scelta, di affrontare i miei, il giudizio del mondo, ma in me ci sono anche altri timori. Adesso mi sento così piccola dinanzi a Dio che veramente mi sento arida e non ho parole per parlargli o per adorarlo e spesso (forse non dovrei farlo) mi sento piccola di fronte a quelle persone e in particolare alle missionarie che hanno
già fatto una scelta e diventano sempre più forti nella fede e serene.
Ecco, ho troppa poca fiducia nella onnipotenza di Dio e mi fido ancora troppo delle mie forze. Riconosco benissimo che questo è il mio problema, ma il mio io non vuole cedere le armi. Sono sicura che quando mi sottometterò pienamente alla Sua volontà come ha fatto Maria, senza replicare, sarò capace di fare ogni tipo di scelta, che sia vita consacrata o matrimonio. E allora... Credo che proprio perché sono cosciente della mia debolezza devo lavorarci per eliminarla e non abbattermi di fronte ad essa" (6 gennaio 1988).
Intanto continua a svolgere il suo dovere di studentessa universitaria. Rimane molte ore inchiodata alla scrivania. Sa bene che studiare medicina richiede molto tempo, sacrificio e passione. Ma qualcosa di incoercibile, una esigenza impellente la spinge a non rimanere seduta, la rende impaziente.
"Sento che se voglio essere utile (almeno vale per me) agli altri non posso consumare tanto tempo ora e poi anni di studio. Io sento l’esigenza subito di fare questa esperienza umana e anche spirituale. Fosse per me, ora lascerei tutto e andrei via, ma certo per il momento non è la cosa migliore. Cercherò di vedere bene le cose e magari fra qualche mese... potrò scegliere per il meglio. [...]
Certo che se ci penso mi sembra assurdo! Io non ho mai nemmeno minimamente pensato che per me ci potesse essere la possibilità di diventare missionaria. Ho sempre sognato una vita normale sentendomi anche tanto attaccata ai miei e mi sono anche ribellata quando mi hanno preso in giro chiamandomi "la suora", eppure eccomi qui a pensare anche alla possibilità di consacrarmi a Dio. Come davvero le vie del Signore sono diverse dalle nostre e i progetti del Signore sono diversi dai nostri!!!
Però tutto questo non mi fa paura ma mi fa paura solo la possibilità che io con la mia assurda ostinazione dica di no al progetto di salvezza che Dio ha preparato per me. Tante volte, Padre, mi viene voglia di chiederti di parlare a gran voce, di dirmi chiaramente quello che vuoi, così come hai fatto con Samuele... Maria, tu che ti sei tuffata in questa avventura stupenda, sii mia compagna in tutti i momenti della mia vita e qualunque sia la mia chiamata. So che Tu mi sarai maestra e confido in Te. Aiutami a capire se è questa la mia vocazione" (10 gennaio 1988).
Questi slanci di preghiera che concludono le sue note attestano la grande fede in Dio e in Maria in cui solo si placa l’ansia di interpretare scrupolosamente il progetto divino su di sé. È una preghiera che si fa azione e che si esercita partecipando ai piccoli gesti quotidiani delle missionarie, come quello di andare a trovare gli anziani all’ospizio.
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