Il diario di Santa Scorese:
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[Testo pubblicato nella prima edizione del Diario di Santa Scorese - 1997] |
Coordinate fondamentali -- Carteggio d'amore --
Maria: madre e modello -- La scelta sofferta
Non "fare", ma "essere" per Gesù --
Discernimento interiore --
L'aspirazione alla santità -- Il martirio
"Non "fare" per Gesù ma "essere" per Lui "
Sono esperienze che per lei hanno valore di conferma. "In effetti Dio mi chiede di fare un salto, che è evidente questo, ma di non affrettarmi e cercare di capire bene cosa vuole effettivamente da me. Sento che la mia gioia è più piena perché è gioia nella volontà del Signore.
Certo che sto davvero crescendo e mi auguro di star facendo contento il mio Signore e nello stesso momento gli chiedo di farmi essere strumento umile nelle Sue mani perché io lavori solo per la Sua Gloria e perché Maria venga amata come Madre così come Lui l’ha data a me" (16 gennaio 1988).
Ma se operare è necessario, Santa ha la consapevolezza che non si tratta semplicemente di fare, di interpretare la sua dedizione come attivismo, iniziativa in nome e per conto di, ma di essere, di realizzare una configurazione, di incarnare Cristo. È una riflessione che compie proprio il giorno del suo ventesimo compleanno:
[Diario, 21 marzo 1988] |
"Ora devo prima di tutto pregare molto e invece di fare per Gesù devo "essere" per Lui. Sembra una cosa stupida, ma per me è bellissimo, importantissimo e soprattutto... difficilissimo. Sì, credo che sia difficile "essere" per il Signore invece che "fare", perché col fare ci si aspetta sempre una ricompensa, ci si vuole sentire gratificati, si hanno, alla fine, delle pretese nei riguardi di Dio. Essere per Dio comporta soprattutto l’umiltà di riconoscere la propria miseria, piccolezza e poi lo sforzo continuo di andare, di buttarsi fuori di sé per essere "uno" con il Signore. Non so come spiegarlo, ma credo che questo sia il segreto del cristiano, questo essere per Lui, solo per Lui e per la Sua Gloria. Allora cercherò di vivere bene l’attimo presente senza preoccuparmi di fare, fare e strafare, ma solo di ESSERE!!" (6 febbraio 1988).
Il giorno decisivo del "sì" per Santa arriva con la primavera. Ed è radioso come il grido che apre la pagina del diario di quella giornata memorabile: "Finalmente ho scelto!". Ha trascorso un periodo tra alti e bassi, ha sofferto a lungo, ha tergiversato con se stessa negando di avere la vocazione. Poi la scelta per il sì "totalitario", lo scioglimento della tensione e la felicità liberatoria:
"Ieri c’è stata la giornata di preghiera e durante l’adorazione ho detto di sì a Gesù tra la gioia e le lacrime. In quel momento ho sentito come se il mondo tirasse un sospiro di sollievo, forse era Dio, ma soprattutto ho sentito una gioia così forte che mi faceva sentire libera.
Forse non proverò mai più una sensazione del genere, perché quello è stato un momento unico, irripetibile! Mi rendo conto che io sono piccolissima e così umana che forse dovrei vivere davvero su un eremo e non danneggiare me stessa e soprattutto gli altri, ma so anche che il Signore sceglie i più deboli, i più piccoli e non poteva che scegliere me.
Io ho deciso che mi tuffo in questa avventura e poi dovrà accontentarsi Lui e starmi vicina più che mai. L’ho scelto perché mi sento amata e perché so che il mio è un amore piccolissimo, ma di cui Lui si è accontentato. Non so cosa mi farà fare, dove mi manderà, ma voglio fidarmi di Lui fino in fondo anche se oggi mentre ci ripensavo non mi sembrava vero pur sentendo la gioia, e mi veniva di guardare i miei piedi che cominciavano a camminare sull’acqua come Pietro. So che tante volte mi capiterà di affondare, ma il mio salvagente è unico!!" (21 marzo 1988).
La radicalità della scelta e il suo carattere esclusivo e totalitario non annullano il senso di limitatezza e di esiguità che Santa continua ad avvertire. Ferma la fiducia in Dio, è incerta la stima di sé. La fede è per lei un procedere al buio, ma nessuno escluderà la difficoltà del percorso. Santa cammina come sulle uova.
"Mamma mia! Non mi rendo conto di ciò che sta accadendo dentro me e intorno", scrive il 23 marzo1988. "Certo, ora sono più tranquilla, ma non mi sembra vero di aver scelto. Ora mi rendo conto che lo stato di incertezza era una condizione scomoda (quando prendevo coscienza), ma nello stesso tempo era comoda perché io non avevo preso impegni con nessuno e avevo tutta la libertà per dire di sì e per dire di no. Tutto sommato restavo sempre a casa e continuavo tranquillamente a fare le mie cose e pensare, parlare era una cosa, prendere una posizione era un’altra.
Sono felice perché so che questo è il meglio per me anche se pensando alle missionarie, alla loro serenità, alla loro fortezza, io vedo quanto sono misera e piccola. L’unica cosa che posso fare è fidarmi completamente di Dio e lasciare che sia Lui ad agire e a darmi la fortezza per seguirlo. Il primo passo l’ho fatto e credo proprio che dopo questo ce ne saranno molti altri".
Intanto, non senza turbamento, ma con decisione, vende i libri. Il gesto ha per lei il valore di un atto di spoliazione e di distacco: "significa veramente per me (sarà stupido, ma è così) tagliare con una parte del mio mondo. In fondo i libri rappresentano per me una sicurezza, la possibilità di un futuro senza problemi, una realizzazione nella società e io sento che il distacco da questi rappresenta proprio il distacco materiale dal mondo".
L’obiettivo è la completa docilità all’opera trasfiguratrice di Cristo. La sua "parte umana" riemerge ancora, ma riconosce che questo è normale. È stupefacente la capacità di controllo e di gestione dei processi che investono la sua vita, l’abilità nell’autoanalisi e nell’autogoverno alla luce di una inconcussa coscienza: "Io che gioco la mia vita per una certezza che è Cristo non dovrei farmi tanti problemi e fidarmi soltanto" (23 marzo 1988).
Ma ai ragionamenti bisogna comunque ricorrere, anche perché bisogna convincere gli altri, parlare a mamma e papà. Il che le mette addosso "una gran fifa". Soprattutto perché confrontarsi con gli altri significa sottoporre a verifica la saldezza delle proprie scelte. Ma chi si fida ciecamente di se stesso?
"Non ho paura di parlare loro, ma ho paura di sbagliare ancora una volta. È una cosa assurda, ma mi chiedo addirittura se Dio esiste veramente, se vale la pena di giocarsi l’esistenza per questo Spirito. Quando penso queste cose mi faccio paura io stessa e vorrei seppellirmi. Chissà, forse Dio in questo momento sta soffrendo più di me, ma non so più cosa pensare.
Capisco, però, una cosa: non devo pensare perché se cerco di darmi delle spiegazioni e un perché alla mia scelta mi viene l’esaurimento. Mi sento così, sento che non sto "camminando sulle acque" e la rabbia più grande è pensare che ero così decisa, sicura fino a qualche giorno fa... Se non ho fiducia nel Signore come potrò affrontare tutto quello che sta per accadere? Ho bisogno di riscoprire Dio come una roccia e mio unico bene, mio tutto" (13 aprile 1988).
In queste pagine le riflessioni di Santa raggiungono vertici di intensa drammaticità e di ardore ascetico che precipitano nella bellissima preghiera dì Chiara Lubich "Dammi di esserti fedele". Il Signore, "mia roccia", lui solo la rinvigorisce, le dà forza. A lui e alla Madonna si affida nel giorno del "grande avvenimento", quando cioè - dopo aver recitato in continuazione Padre Nostro e Ave Maria e dopo un bagno di sudore - decide infine di parlare della sua decisione a mamma e papà. "Alla fine ho chiesto a Maria di darmi la sua fortezza ed ho detto al Signore che se veramente mi vuole tutta sua mi avesse dato il coraggio di parlare. Ed ho parlato".
[Santa Scorese, 15 maggio 1988] |
Quella domenica 17 aprile 1988 fu vissuta da lei con trepidazione. Scontata e umanamente comprensibile la reazione dei genitori. Santa però si fa carico del dolore dei genitori e soffre della loro sofferenza. "Che dolore ho provato!!! Nel momento in cui ho parlato però mi sono sentita il cuore libero, leggero, pronto a prendere il volo. Il dolore è stato grande e infatti mi sono chiusa in bagno a piangere, ma sentivo che solo così potevo amare Dio. Come non mai ho sentito la presenza dell’Immacolata e del Signore che vegliavano su di me. Che sensazione! " (18 aprile 1988).
Per convincere i suoi della giustezza della sua scelta, oltre ai tentativi di persuasione, Santa ricorre alla preghiera: "Sto pregando per loro e sono sicura, ma proprio sicura, che il Signore darà prima di tutto a loro il centuplo in questa vita e la vita eterna. Non avevo mai capito quanto l’unione con Dio, se ci si abbandona, possa essere forte! Io sento che qualunque cosa accada ora, sono con Lui e l'Immacolata mi accompagna per mano, anzi mi tiene nel cuore". (19 aprile 1988)
È facilmente intuibile il clima di quaresima che si vive a casa Scorese in attesa della sospirata o paventata - a seconda dei punti di vista - partenza di luglio. Le ripetute prove cui è sottoposta Santa sono defatiganti. ma non la scoraggiano.
"Certo che mi sto proprio rendendo conto del fatto che basta dire un piccolo iniziale e timido sì al Signore che Lui subito te ne chiede di altri e altri, di continuo e nel dolore, nella sofferenza, ma assicura la sua presenza costante", scrive il 26 aprile ‘88.
"In certi momenti mi vengono dei dubbi, mi sento come Gesù abbandonato, ma ciò succede quando guardo per terra, e sento che devo alzare lo sguardo verso l'alto, perché se il Signore mi chiama è perché io stia nei mondo ma non sia di questo e perché vuole che io stia soprattutto con Lui e poi sia per Lui!".
Come si possa conservare la calma in questa tormenta è un arcano inesplicabile se non in un’ottica trascendente. Non se lo spiega nemmeno Santa, che pure constata il prodigio che si compie in sé:
"Quanto è difficile amarti! Signore vorrei, in questo momento, capire cosa stai pensando. Io ti assicuro che non ci capisco più niente tranne che di fronte a questa situazione tragica continuo ad avere il cuore sereno. A volte mi viene da pensare che forse sono davvero insensibile, ma sento che questa non è insensibilità, ma una certezza che Tu mi dai.
In questi giorni penso a Maria, a chissà quanto avrà dovuto subire lei per quel Figlio che portava in grembo e che era il Figlio di Dio. In effetti in questi momenti penso che solo chi ama è pronto a soffrire, a sentirsele di tutte, e per fortuna ho davanti due modelli eccellenti: Maria e Cristo Crocifisso" (15 maggio 1988).
A Muro Lucano, dove ritorna a fine maggio, tra atteggiamenti di comprensione e tentativi di dissuasione, Santa affronta altre prove in questa corsa ad ostacoli.
"Sto vedendo come il diavolo lavori perché vedo quanto il mondo cerchi di prenderti nelle sue grinfie", dice."Se io non fossi attaccata a tutto quello che faccio, che ho fatto, che ho e se non fossi così presuntuosa da voler fare tutto indipendentemente da ciò che Dio vuole sia fatto per Lui, le cose andrebbero diversamente. Praticamente ho intuito che io devo tenere fissi i miei occhi in quelli dell’Immacolata perché solo Lei può indicarmi il lavoro giusto da fare..." (26 maggio 1988).
Il 4 giugno 1988 Santa partecipa alle sue compagne la sua scelta. Parla tremando, tra la commozione delle amiche che non trattengono le lacrime. "Ma è stato anche tanto bello!", scrive.
È felice. "Oggi il Signore mi ha chiesto ancora una volta di dirgli se lo amo e se sono pronta a lasciare tutto e ad esser testimone del Suo amore cominciando con chi condivide il mio stesso ideale. E oggi ancora una volta gli ho detto che lo amo e che non mi importa cosa succederà, ma sono pronta a seguirlo. Che bello sentirsi amata e poter amare!" (4 giugno 1988).
Ci pensa il diavolo, però, a sottoporla a macerazione interiore. Le tenta tutte e risulta particolarmente insidioso con le armi della logica umana.
"Sto vivendo la tentazione di chiedermi se vale veramente spendere l’intera esistenza per un Dio che non si vede, un Dio che nonostante tutto continua a tacere! Ho letto l’altro giorno, facendo meditazione, che nonostante Dio taccia sempre, dietro ogni silenzio c’è il suo respiro. È bellissimo, ma è anche tanto difficile da comprendere.
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