Il diario di Santa Scorese:
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[Testo pubblicato nella prima edizione del Diario di Santa Scorese - 1997] |
Coordinate fondamentali -- Carteggio d'amore --
Maria: madre e modello -- La scelta sofferta
Non "fare", ma "essere" per Gesù --
Discernimento interiore --
L'aspirazione alla santità -- Il martirio
Io so che vale la pena spendere la mia vita per Cristo e che la vita eterna è l’unica meta da raggiungere, ma mi vengono tanti dubbi sul fatto che questa sia la strada giusta per me. Se oggi Gesù fosse qui vicino a me gli farei tante domande o forse no, rimarrei ad adorarlo perché mi ha dimostrato che mi ama e che ci tiene a me.
So bene che non merita tutta questa sfiducia e che ci dovrebbero essere dei problemi riguardo ai mio comportamento, ma sono così troppo umana. Vorrei imparare a guardare un pochino con gli occhi di Dio, di questo Dio che permette che mi faccia tentare, di questo Dio che lascia che i miei soffrano, lottino per non lasciarmi partire, di questo Dio che si è innamorato di me senza sapere che si è andato a cercare un guaio. Non sto esagerando! Mi sento davvero a pezzi; è come se stessi combattendo, ma non so bene se con Dio o contro le tentazioni" (6 giugno 1988).
[Foto: Massimo Rastrelli s.j.] |
Intanto mamma Angela e papà Piero cercano di convincerla a ultimare gli studi, in modo da conseguire una professionalità che la faccia sentire più utile nel mentre si concede più tempo per riflettere meglio sulla sua scelta. Ma Santa non accetta compromessi, non vuole subire imposizioni o condizionamenti. La sua è una esigenza di libertà e di autonomia che trova solo in Dio il suo limite.
"Ho sempre, fin da piccola, sentito quest’esigenza di libertà negli affetti - scrive il 17 giugno 1988 - e credo che questo non sia male, perché se non avessi fatto così non sarei mai riuscita a dire il mio sì totale a Dio. Solo a Lui ho dato la possibilità di gestirmi come vuole anche se tante volte il mio io si ribella, ma so che questo prima o poi dovrà tacere per sempre. Solo a Dio ho permesso di prendermi tutta perché Dio è Libertà e quindi non ci sono costrizioni".
Si conforma alla volontà di Dio e decide con rammarico di rinviare la partenza di un anno. "È stato un po’ duro fare questo discorso, prendere questa decisione, perché ormai mi ero abituata all’idea di partire, di cominciare tutto lì, ma se il Signore vuole che resti un altro po’, sono disposta a starci.
Tante volte mi viene da pensare che forse Dio mi sta provando tanto perché non è convinto della sincerità del mio sì. Probabilmente ha un po’ di ragione, non nel senso che il sì non sia sincero, ma per il fatto che sono ancora troppo la vecchia Santa attaccata alle persone, alle cose, alle proprie idee, ai propri ragionamenti" (22 giugno 1988).
Per uscire da questo stato di smarrimento e ritrovare se stessa, all’inizio di luglio ‘88 trascorre un periodo a Monte S.Angelo. Ai genitori dice che va a trovare un’amica. In realtà è sempre in giro per la catechesi: vuole mettersi alla prova, sperimentare le forme di impegno di missionaria. L’esperienza non solo non la entusiasma, ma la angoscia. Pensa ai genitori che ha lasciato, al loro dolore, alla bugia che ha dovuto raccontare, lei che è stata sempre leale con loro. Motivi sufficienti per affliggersi. Ma Santa con estrema sincerità ammette:
"Secondo me non è tutto questo che mi fa star male. Ho avuto il tempo di pensare alla scelta che sto facendo e non so se sia davvero la cosa migliore per me e se è quello per cui sono disposta davvero a lasciare tutto. Ancora una volta mi chiedo se sono disposta a sacrificare una esistenza che può essere fatta nel matrimonio, con dei figli, con un lavoro per questo amore. Non so più cosa sia giusto fare. Il pensiero di entrare in Istituto mi soffoca. Non riesco a vedermi lì, a pregare, a svolgere quelle attività. Se penso ai ritmi delle missionarie vedo come non corrispondono e non corrisponderanno mai ai miei.
Io con Dio ho un rapporto tutto mio che è fatto di preghiera sì ma secondo la mia esigenza di offerta anche delle piccole cose, senza sentire l’esigenza di andare di casa in casa a dare una buona parola, a far rinnovare l’abbonamento. Fino a qualche tempo fa vivevo un rapporto molto bello con Dio, lo sentivo davvero vicino, il mio Amico per eccellenza, ma adesso non è più così. Ho perso anche quella confidenzialità che avevo con Lui e quando gli parlo sento che tra me e Lui c’è una certa freddezza.
Non è giusto tutto questo. Ammetto che ci possano essere o ci debbano essere i momenti di buio per avere poi la luce, ma sento che così il mio rapporto con Dio si sta deteriorando. Non voglio che succeda questo perché Dio è sempre stato importante per me e stavo facendo un cammino per metterlo al primo posto nella mia vita qualunque fosse la mia strada e adesso non voglio affatto rimanere senza di Lui" (9 luglio 1988).
Il soggiorno a Monte S.Angelo ha per lei il valore di un saggio, di un esperimento attraverso cui prefigurare il tipo di vita da missionaria e collaudare la sua tenuta. Ma la verifica non la convince. Rimane "scombussolata" quando constata che l’amica va a trovare le famiglie con amore e per amore, mentre lei non sente niente, non riesce a vedere Gesù negli altri.
"Quando ho cercato di amare la gente così come l’ho incontrata, ogni giorno, sul mio cammino mi sono sentita prima di tutto libera di amare e l’ho fatto senza aspettarmi niente in cambio, cercando di vivere il vangelo, ma ora amare gli altri mi sembra un obbligo, cioè voglio dire che prima sorridere a uno, prestare una cosa, dare un consiglio, era un’esigenza da parte mia perché mi arricchiva, ora invece sento l’obbligo di "fare" o di "essere" senza, però, provare niente e con una grande sterilità nel cuore...
Il pensiero, poi, di dover vivere tutta una vita svolgendo quelle attività (missioni, catechesi, ecc.) non mi rende affatto contenta e non mi entusiasma. Ho uno spirito troppo indipendente (e questo è un male) e voglio avere i miei spazi, i miei tempi. Se sono gli altri ad impormi dei ritmi (e parlo soprattutto delle preghiere) io non prego bene".
Ha la sensazione di essere recalcitrante alle regole della vita in comune, al rispetto di tempi e ritmi collettivi, a schemi e obblighi a cui sottostare. Più che individualismo, il suo è esigenza di un contatto diretto ed esclusivo col Signore:
"Non è anarchia questa, ma desiderio di vivere un rapporto con il Signore che sia un rapporto tutto tuo, che nasce dalle tue esigenze di stare insieme a tu per tu o in comunione con gli altri. Nella vita con un uomo ci sono dei momenti di intimità in cui ti trovi sola, faccia a faccia con lui, e ci sono dei momenti in cui sei con gli amici, con i parenti e vivi lo stesso con lui, vi capite e così credo sia con Cristo.
Ecco, vedo che le missionarie gioiscono della vita in comune, delle loro attività e per amore a Cristo hanno rinunciato a tutto e sono soddisfatte. Io non sento questa soddisfazione. Ricordo benissimo la sensazione di libertà, di gioia che ho provato quando ho detto il mio sì a Dio, ma è stata una cosa bellissima, tra me e Lui. Nel momento in cui sono subentrati tutti gli altri, con l’ordine, con le spiegazioni, non si è capito più niente. Io non voglio dare spiegazioni, non voglio essere in pace con gli altri e in lotta con me stessa, ma voglio stare bene prima di tutto dentro. Se sto bene dentro, e cioè se sto in pace con Dio, potrò star bene con gli altri, ma non potrà mai essere il contrario".
È in seguito a questa spietata autoanalisi che decide di non partire ad agosto per il periodo di prova. Comincia a prendere in considerazione la possibilità di frequentare un corso di assistente sociale "o qualcos’altro di pratico" che possa introdurla nel mondo del lavoro.
"Voglio capire davvero qual è la mia strada, quella che mi faccia sentire in sintonia con Dio e con il mondo. E per questo che ho paura in questo momento. Ho paura di sbagliare ancora una volta, di cedere di fronte alle tentazioni del mondo, agli affetti e agli attaccamenti...
Vorrei avere la certezza che la mia sia vocazione o no, perché sento che prima di tutto devo fare la volontà di Dio e poi la mia, perché qui sulla terra posso avere tutto, ma quando andrò davanti a Lui non dovrò nascondere il mio viso per paura di guardare in faccia il Signore e sentirmi dire: "Non hai fatto quello che volevo io. L’avevo detto che in molti sono i chiamati, in pochi gli eletti e tu sei stata chiamata". Davvero, Signore, mostrami tu la strada e fa che io risponda al tuo amore con la gioia nei cuore e non con la morte".
Nella preghiera si placano le ansie e Santa ritrova la serenità. Verso la fine di luglio Santa è a Pian del Voglio, in provincia di Bologna. Prega: "Non sono qui per prendere in giro Te, mio Dio, né tanto meno me stessa. Le tentazioni, Gesù, sono tante e non è semplice allontanarmi dal mondo, dalle persone a cui tengo, dalle cose a cui tengo per seguirli... Rendimi disponibile a capire qual è il meglio per me, quello che Tu ritieni il meglio, non quello che serve per affermare il mio "io". Vorrei essere come Maria che ha detto il suo sì in poco tempo e non ha più pensato allo scombussolamento dei suoi giorni o alla vita che cambiava, ma si è fidata e si è fidata fino in fondo".
A Pian del Voglio le viene riconosciuta la vocazione e Santa può annotare: "È stato molto bello perché ho avuto la possibilità di riconfermare il mio sì al Signore, ponendo tutta me stessa nel cuore di Maria". Ma avverte che la sua gioia non è piena "perché sento molto il peso dei peccati e sento che il Signore mi sta chiedendo un cammino di purificazione in tutti i sensi" (28 luglio 1988). Il suo "periodo di deserto e di oasi" continua e Santa si augura che finisca presto e che dopo l’aridità fioriscano le sue zolle (9 agosto 1988).
Il bilancio dei soggiorno a Pian del Voglio è considerato molto positivo. Non solo perché ha "scoperto" di aver imparato a stare davanti al Tabernacolo "anche quando il suo corpo si ribella, vorrebbe muoversi, camminare", ma anche perché valuta "eccezionale" l’esperienza di vita comunitaria. (30 agosto 1988)
Il 13 novembre 1988, durante una giornata di preghiera, a Santa viene comunicato che il 30 dicembre inizierà il periodo dì prova a Bologna. In quella occasione ribadisce di non volere dissonanze tra la scelta di Lui e la sua vita e durante l'adorazione scrive la bella preghiera "Ho scelto te Signore". Il riscontro è nel "grazie" che pronunzia appena giunge a Bologna, il 30 dicembre appunto:
"Grazie perché se oggi sono qui è per il tuo instancabile e insaziabile desiderio di attirarmi sempre più a te... Mi hai chiamata ed ho risposto e adesso vedo le grandi cose che hai compiuto e compi in me ogni giorno". Per il "sogno" vissuto a Bologna Santa rinnoverà i suoi sentimenti di gratitudine il 15 gennaio 1989. "Voglio ricominciare alla presenza di Dio perché io spenda la mia vita per Lui e per i fratelli".
Ma il 28 febbraio 1989, quando le viene chiesto "di fare un atto di fede e di partire", lei si interroga se e quanto sia disposta a lasciare tutto, ma veramente tutto per Gesù, se lo ama davvero. Il 12 marzo 1989 ribadisce la sua scelta:
"Anche se nel dolore e nella sofferenza ora più che mai, da sola davanti a te, Signore, con Maria, riconfermo il mio sì a te, perché mi possa condurre alla vita eterna e a godere senza fine della tua presenza. Con amore, Santa".
Alla fine di agosto dell’89 Santa ritorna a Bologna. Su quest’ultima tappa del suo itinerario alla ricerca della volontà di Dio si chiude il diario di Santa. Le riflessioni sembrano più pacate, meno tormentose. Come in un flash-back, abbraccia in uno sguardo retrospettivo le peripezie trascorse:
"Mentre faccio qualcosa mi tornano alla mente i ricordi della mia storia, gli episodi vissuti, i momenti belli e brutti... Tutti dicono che Dio chiede di buttarsi, di abbandonarsi e che dà la Grazia per vivere in pace, ma io sento che Gesù non mi sta chiedendo questo in questo momento. Ho l’impressione che Gesù mi stia chiedendo di ricominciare tutto daccapo; di vivere prove nel mio stesso ambiente...
Allora, dico io, perché creare tutta questa situazione di dolore ora se non ce n’è bisogno? Il guaio è che mi sto chiedendo se non ho sbagliato tutto, se ho la vocazione e se Dio è stato così misericordioso da cancellare tutti i miei peccati. Mi chiedo se questa della vocazione alla vita di consacrazione non è solo una mia invenzione! Forse dovrei rivedere tutto, ma veramente alla luce di Dio e capire cosa fare" (26 agosto 1989).
Il diario si ferma qui. Chi ha conosciuto Santa sa che negli ultimi suoi due anni di vita riacquistò il sorriso e una serenità che le consentì di riprendere gli studi con ottimi risultati, di riallacciare rapporti più distesi e cordiali con amici e parenti, di affinare la sua sensibilità per problemi e aspetti della realtà umana e sociale più vicina e circostante, di incrementare la sua attività in parrocchia e in altri settori della testimonianza cristiana e della solidarietà umana.
È indubbio che avesse raggiunto una sua pacificazione interiore, un equilibrio e una letizia che la riconciliò con la vita e con le persone. È da credere, dopo tante sofferenze, che il Dio della gioia e la Madonna della Pace abbiano esaudito le sue implorazioni.
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